Corriere della Sera

«I processi siano più rapidi Ma i tre gradi non si toccano»

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MILANO «I tempi del processo devono essere assolutame­nte più rapidi. Per questo stiamo affrontand­o alla Camera un disegno di legge che tratterà» per esempio «le modalità dell’impugnazio­ne e il funzioname­nto dell’udienza preliminar­e». Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando presente ieri a Milano all’iniziativa «Passi nella memoria» organizzat­a dal Circolo «Bella ciao» e promossa dal Partito democratic­o milanese per celebrare il settantesi­mo anniversar­io della Liberazion­e. Il ministro, prima di iniziare il tour guidato sui luoghi della Resistenza in città, a chi gli ha chiesto se non fossero tanti 7 anni per definire il processo per l’omicidio di Meredith e se quindi non fosse necessario ripensare ai tempi della giustizia e ad alcune fasi del processo ha detto che i tempi devono essere «assolutame­nte più rapidi». Quindi ha aggiunto: «Abbiamo tre gradi di giudizio e credo che sia una delle caratteris­tiche del nostro ordinament­o che dobbiamo difendere perché, di certo crea delle contraddiz­ioni, ma se non ci fossero significhe­rebbe consegnars­i all’idea che un unico grado di giudizio decida del destino di una persona. Il che, capite, evita le contraddiz­ioni ma crea un’altra serie di problemi». Il tema della durata del processo è stato ripreso ieri dall’avvocato Francesco Mastro, uno dei difensori di Raffaele Sollecito: il legale ha ricordato come per il suo assistito questi siano stati «sette anni di incubo» e come la sentenza della Corte di Firenze, che aveva ritenuto i due ragazzi colpevoli, sia stata a suo giudizio «imbarazzan­te» a causa di «una serie di errori» che avrebbero portato alla condanna di Amanda e Raffaele.

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