L’IDEA DI UN PARLAMENTO PER I PAESI DELL’AREA EURO
Nonostante le molte previsioni sulla sua vittoria, il Front National non è stato il primo partito per consensi nelle elezioni amministrative francesi, ma ha confermato la sua forza ottenendo il voto di un elettore su quattro. È ormai una realtà consolidata della politica francese e rappresenta una minaccia per il futuro dell’Unione Europea, poiché vuole la fine dell’euro e la rinazionalizzazione di gran parte delle politiche che si sono trasferite nel tempo a livello sopranazionale.
Il Front National e altri partiti neo-nazionalisti, come l’Ukip e la Lega, fanno dell’euro e delle istituzioni europee comodi capri espiatori, falsi responsabili della crisi economica, ma il successo della loro propaganda populista trae alimento da errori e difetti reali della politica europea, dall’ossessione per il rigore finanziario a scapito delle strategie di sviluppo e dalla carente legittimazione democratica delle istituzioni dell’Unione.
Il rilancio Molti si sentono sotto il controllo di élite tecnocratiche: serve maggiore democrazia
Non c’è quindi da stupirsi se molti cittadini pensano che il loro destino sia determinato da governi stranieri che rappresentano interessi altrui e da élite tecnocratiche non sottoposte a un controllo democratico.
In questa situazione, la proposta di trincerarsi entro i confini dello stato nazionale, rinunciare all’euro e alla connessa politica economica e fiscale ha un forte appello emotivo, ma è una soluzione anacronistica e peggiore del male, perché condannerebbe l’Europa a una progressiva emarginazione e irrilevanza nel mondo del XXI secolo.
Va scelta con decisione la soluzione alternativa: spostare verso l’alto il livello del potere politico democratico, accrescendo la sua capacità di regolazione e controllo della finanza globale, mediante la costruzione di un’unione sopranazionale europea autenticamente democratica. Ciò richiede il riequilibrio tra metodo intergovernativo e metodo comunitario, ovvero tra i poteri del Consiglio dei capi di Stato e di Governo e dei loro ministri e quelli del Parlamento e della Commissione, al fine di migliorare la qualità della democrazia
Equilibrio Alla Bce e alla moneta unica va affiancata una politica fiscale comune tra gli Stati membri
europea.
Questo approfondimento dell’integrazione politica non può essere realizzato da tutta l’Ue, ma dalla sua parte più avanzata: l’eurozona. Due le decisioni fondamentali che si possono e si devono prendere rapidamente:
1) Affiancare alla Banca centrale e all’euro una politica fiscale comune, che armonizzi progressivamente i regimi fiscali degli Stati membri (fissando soglie minime e massime di tassazione per porre fine alla concorrenza tra 18 regimi fiscali diversi) e che garantisca entrate fiscali indipendenti all’eurozona (per attuare investimenti capaci di rispondere alle domande di occupazione, welfare, politiche ridistributive dell’elettorato);
2) Garantire che la politica fiscale e di spesa (e le altre politiche decise al livello sopranazionale) vengano controllate da un organo democraticamente eletto, ovvero da un Parlamento dell’eurozona, come sottoinsieme del Parlamento esistente, formato da tutti gli eletti nei Paesi aderenti all’unione economica e monetaria, che decida con voto a doppia maggioranza (dei cittadini e degli Stati membri sul modello svizzero) sulle materie specifiche dell’Unione monetaria (soluzione preferibile a quella di eleggere un Parlamento separato dei Paesi dell’eurozona, che complicherebbe ulteriormente la già barocca architettura politico-istituzionale dell’Ue).