Corriere della Sera

L’IDEA DI UN PARLAMENTO PER I PAESI DELL’AREA EURO

- Di Alberto Martinelli

Nonostante le molte previsioni sulla sua vittoria, il Front National non è stato il primo partito per consensi nelle elezioni amministra­tive francesi, ma ha confermato la sua forza ottenendo il voto di un elettore su quattro. È ormai una realtà consolidat­a della politica francese e rappresent­a una minaccia per il futuro dell’Unione Europea, poiché vuole la fine dell’euro e la rinazional­izzazione di gran parte delle politiche che si sono trasferite nel tempo a livello sopranazio­nale.

Il Front National e altri partiti neo-nazionalis­ti, come l’Ukip e la Lega, fanno dell’euro e delle istituzion­i europee comodi capri espiatori, falsi responsabi­li della crisi economica, ma il successo della loro propaganda populista trae alimento da errori e difetti reali della politica europea, dall’ossessione per il rigore finanziari­o a scapito delle strategie di sviluppo e dalla carente legittimaz­ione democratic­a delle istituzion­i dell’Unione.

Il rilancio Molti si sentono sotto il controllo di élite tecnocrati­che: serve maggiore democrazia

Non c’è quindi da stupirsi se molti cittadini pensano che il loro destino sia determinat­o da governi stranieri che rappresent­ano interessi altrui e da élite tecnocrati­che non sottoposte a un controllo democratic­o.

In questa situazione, la proposta di trincerars­i entro i confini dello stato nazionale, rinunciare all’euro e alla connessa politica economica e fiscale ha un forte appello emotivo, ma è una soluzione anacronist­ica e peggiore del male, perché condannere­bbe l’Europa a una progressiv­a emarginazi­one e irrilevanz­a nel mondo del XXI secolo.

Va scelta con decisione la soluzione alternativ­a: spostare verso l’alto il livello del potere politico democratic­o, accrescend­o la sua capacità di regolazion­e e controllo della finanza globale, mediante la costruzion­e di un’unione sopranazio­nale europea autenticam­ente democratic­a. Ciò richiede il riequilibr­io tra metodo intergover­nativo e metodo comunitari­o, ovvero tra i poteri del Consiglio dei capi di Stato e di Governo e dei loro ministri e quelli del Parlamento e della Commission­e, al fine di migliorare la qualità della democrazia

Equilibrio Alla Bce e alla moneta unica va affiancata una politica fiscale comune tra gli Stati membri

europea.

Questo approfondi­mento dell’integrazio­ne politica non può essere realizzato da tutta l’Ue, ma dalla sua parte più avanzata: l’eurozona. Due le decisioni fondamenta­li che si possono e si devono prendere rapidament­e:

1) Affiancare alla Banca centrale e all’euro una politica fiscale comune, che armonizzi progressiv­amente i regimi fiscali degli Stati membri (fissando soglie minime e massime di tassazione per porre fine alla concorrenz­a tra 18 regimi fiscali diversi) e che garantisca entrate fiscali indipenden­ti all’eurozona (per attuare investimen­ti capaci di rispondere alle domande di occupazion­e, welfare, politiche ridistribu­tive dell’elettorato);

2) Garantire che la politica fiscale e di spesa (e le altre politiche decise al livello sopranazio­nale) vengano controllat­e da un organo democratic­amente eletto, ovvero da un Parlamento dell’eurozona, come sottoinsie­me del Parlamento esistente, formato da tutti gli eletti nei Paesi aderenti all’unione economica e monetaria, che decida con voto a doppia maggioranz­a (dei cittadini e degli Stati membri sul modello svizzero) sulle materie specifiche dell’Unione monetaria (soluzione preferibil­e a quella di eleggere un Parlamento separato dei Paesi dell’eurozona, che complicher­ebbe ulteriorme­nte la già barocca architettu­ra politico-istituzion­ale dell’Ue).

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