IL PASTICCIO (DA RISOLVERE) DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
La Corte costituzionale, con la sentenza 37 del 2015, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della procedura, utilizzata da diversi anni, tramite la quale l’Agenzia delle Entrate aveva selezionato diverse centinaia di dirigenti. In sintesi, la Corte ha ritenuto che la metodologia di selezione non rispettasse i principi costituzionali, che impongono per la selezione del personale nelle pubbliche amministrazioni concorsi aperti e pubblici. Questa sentenza decapita di fatto i vertici dell’amministrazione, per il corretto funzionamento della quale è una bomba. Non una bomba imprevedibile, però: poteva essere disinnescata prima che deflagrasse.
Come accade spesso in Italia quando ci si trova ad affrontare un’emergenza, tanto nel pubblico quanto nel privato, invece di cercare soluzioni si dà la caccia al colpevole, innescando polemiche. In questo caso, un simile atteggiamento, oltre che inutile, è pericoloso, perché rischia di demotivare gli (ex) dirigenti dell’amministrazione, specie i più bravi e preparati.
Non sarebbe sorprendente se tanti funzionari stessero valutando, anche solo come ipotesi, alternative nel settore privato. È fondamentale trovare una soluzione al più presto o si rischia, oltre che di rallentare il funzionamento della macchina del Fisco, di disperdere un patrimonio di capacità professionali. La professionalità dei funzionari è, infatti, prerequisito necessario per un rapporto leale tra Agenzia e chi assiste il contribuente.
Gestita ( velocemente) l’emergenza è necessario che il governo si impegni in una riforma ampia dell’amministrazione fiscale. Bisogna valorizzare il ruolo dell’Agenzia dotandola degli strumenti, anche economici, per svolgere al meglio i propri compiti, ridefinirne le funzioni e fissare paletti chiari. Un’amministrazione affidabile, rispettosa dei ruoli e rispettata in quanto preparata, è fondamentale nella competizione fiscale internazionale ed è la riforma più importante per tutti i contribuenti.