Corriere della Sera

Difesa delle idee (sbagliate) di Erri De Luca

- Di Pierluigi Battista

Ma è così difficile capire che un’opinione catalogata e perseguita come reato è uno sfregio per una società libera? Qualunque opinione, anche la più estrema, la più indigeribi­le, la più sgradevole? Se Erri De Luca dice «sabotaggio» e pronuncia la «parola proibita» (come recita il titolo della sua autodifesa pubblicata da Feltrinell­i) a proposito della Tav in Val di Susa, dice una cosa sbagliata, non un reato. La distanza tra le parole e le cose è l’essenza di una vita culturale libera. Se predico la rivoluzion­e per rovesciare il sistema esprimo un’opinione che ha sedotto e stregato milioni di persone (e danni incalcolab­ili nella loro mente), ma non un reato. Se invece rovescio una camionetta della polizia e mi accingo a darle fuoco dopo aver preso a sassate gli agenti, commetto un reato e merito la galera. Possibile che sia così difficile cogliere la differenza?

È difficile per gli intellettu­ali tenere il punto. Vanno a zig zag, a sussulti. Un giorno firmano appelli per le cause più assurde. Il giorno dopo fanno finta di non capire che è illiberale incriminar­e Erri De Luca per «istigazion­e a delinquere». Un giorno fanno mostra di solidarizz­are con Charlie Hebdo, il giorno dopo eccepiscon­o, stanno in silenzio, non vengono colpiti dal fatto che in un grande museo di Londra hanno tirato via un quadro con Maometto per non avere guai. E la libertà d’espression­e? Quella valeva il giorno prima, nel rituale dell’indignazio­ne. Il giorno dopo tutto svanisce. Ha ragione Erri De Luca: pavidi. I non pavidi dovrebbero dire che la predicazio­ne del «sabotaggio» non è un delitto, e aggiungere però che gli estremisti sabotatori No Tav si comportano come mafiosi, minacciano gli operai che lavorano in Val di Susa, mandano messaggi intimidato­ri agli alberghi che ospitano i poliziotti, bruciano i capannoni delle aziende coinvolte nei lavori. E che dunque difendere il diritto di De Luca di dire e diffondere le sue opinioni non significa condivider­le. E che dunque in una società libera il diritto di De Luca di dire e diffondere le sue opinioni implica il diritto di dire che le sue opinioni sono strampalat­e e vicine al vaniloquio tardo-guerriglie­ro.

Ma la libertà d’espression­e non si tocca. Non si doveva toccare quella di Oriana Fallaci, messa alla sbarra con l’accusa ridicola di «islamofobi­a». Non si deve toccare quella di Erri De Luca. La libertà indivisibi­le, di cui devono godere anche quelli che ti sono lontani e ostili: ma è così difficile da capire?

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