Difesa delle idee (sbagliate) di Erri De Luca
Ma è così difficile capire che un’opinione catalogata e perseguita come reato è uno sfregio per una società libera? Qualunque opinione, anche la più estrema, la più indigeribile, la più sgradevole? Se Erri De Luca dice «sabotaggio» e pronuncia la «parola proibita» (come recita il titolo della sua autodifesa pubblicata da Feltrinelli) a proposito della Tav in Val di Susa, dice una cosa sbagliata, non un reato. La distanza tra le parole e le cose è l’essenza di una vita culturale libera. Se predico la rivoluzione per rovesciare il sistema esprimo un’opinione che ha sedotto e stregato milioni di persone (e danni incalcolabili nella loro mente), ma non un reato. Se invece rovescio una camionetta della polizia e mi accingo a darle fuoco dopo aver preso a sassate gli agenti, commetto un reato e merito la galera. Possibile che sia così difficile cogliere la differenza?
È difficile per gli intellettuali tenere il punto. Vanno a zig zag, a sussulti. Un giorno firmano appelli per le cause più assurde. Il giorno dopo fanno finta di non capire che è illiberale incriminare Erri De Luca per «istigazione a delinquere». Un giorno fanno mostra di solidarizzare con Charlie Hebdo, il giorno dopo eccepiscono, stanno in silenzio, non vengono colpiti dal fatto che in un grande museo di Londra hanno tirato via un quadro con Maometto per non avere guai. E la libertà d’espressione? Quella valeva il giorno prima, nel rituale dell’indignazione. Il giorno dopo tutto svanisce. Ha ragione Erri De Luca: pavidi. I non pavidi dovrebbero dire che la predicazione del «sabotaggio» non è un delitto, e aggiungere però che gli estremisti sabotatori No Tav si comportano come mafiosi, minacciano gli operai che lavorano in Val di Susa, mandano messaggi intimidatori agli alberghi che ospitano i poliziotti, bruciano i capannoni delle aziende coinvolte nei lavori. E che dunque difendere il diritto di De Luca di dire e diffondere le sue opinioni non significa condividerle. E che dunque in una società libera il diritto di De Luca di dire e diffondere le sue opinioni implica il diritto di dire che le sue opinioni sono strampalate e vicine al vaniloquio tardo-guerrigliero.
Ma la libertà d’espressione non si tocca. Non si doveva toccare quella di Oriana Fallaci, messa alla sbarra con l’accusa ridicola di «islamofobia». Non si deve toccare quella di Erri De Luca. La libertà indivisibile, di cui devono godere anche quelli che ti sono lontani e ostili: ma è così difficile da capire?