Corriere della Sera

LE AMNESIE SU GIUSTIZIA E SICUREZZA

- Di Luigi Ferrarella

Va bene tutto, ma la meraviglia no. Non dopo che a Velletri parenti e amici di tre condannati per violenza sessuale avevano messo a ferro e a fuoco l’aula di tribunale, costringen­do i giudici ad asserragli­arsi per ore in una stanza ad aspettare i rinforzi come a un check-point di marines dispersi in Somalia. Non dopo che a Reggio Emilia in una causa di divorzio un uomo aveva ucciso la moglie e il cognato, sparato all’avvocato della donna e ferito un poliziotto prima di essere abbattuto da un altro agente casualment­e in corridoio. Non dopo che a San Donato Milanese nel contesto di un’altra conflittua­le separazion­e un padre aveva ucciso il figlio di 9 anni davanti agli assistenti sociali dell’Asl e si era suicidato. E nemmeno dopo che l’anno scorso a Nocera Inferiore — tribunale che come molti altri è senza metal detector, senza guardie agli ingressi, senza grate alle finestre dei giudici al primo piano e senza filtro interno perché dentro c’è persino un parcheggio comunale — un’udienza di sfratto era finita con il brutale pestaggio (braccio fratturato e denti rotti) del padrone di casa sottratto alla furia dell’inquilino solo dalla fortuita presenza di un magistrato cintura nera di arti marziali.

Alberta Brambilla Pisoni e la figlia Francesca, madre e sorella di Lorenzo Claris Appiani, l’avvocato 37enne ucciso

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