Corriere della Sera

La vicenda

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Giovedì mattina Claudio Giardiello, 57 anni, imputato per bancarotta fraudolent­a, inizia a sparare dentro un’aula di Tribunale all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano

Giardiello spara prima ai due coimputati (ne uccide uno, Giorgio Erba, ferisce l’altro, Davide Limongelli). Poi rivolge l’arma contro il suo ex legale (Lorenzo Claris Appiani) che in quel momento è seduto sul banco dei testimoni

Lascia l’aula e in corridoio ferisce un commercial­ista (Stefano Verna) e il legale Paolo Brizzi

Qualche secondo dopo Giardiello entra nell’ufficio del giudice Fernando Ciampi e lo uccide. Poi fugge in scooter e viene fermato a Vimercate verso le 12.20

Ha testato con cura il piano misurando i suoi passi nel Palazzo di Giustizia di Milano. Claudio Giardiello si è mosso come un killer profession­ista prima e soprattutt­o dopo aver ucciso tre persone e averne ferite altre due in meno di tre minuti, tanti quanti ce ne sono voluti per una strage. Giardiello conosceva bene il Tribunale. Dopo anni di beghe legali, cause e processi era in grado di muoversi abilmente nei meandri più reconditi dell’edificio. Specie al secondo piano, quello della sezione fallimenta­re dove aveva visto finire la società Magenta Immobiliar­e per la cui bancarotta era imputato.

« Ho fatto tante denunce, esposti. Ma in Tribunale non mi hanno mai ascoltato. Mio nipote e gli altri mi hanno rovinato, truccavano i bilanci della società, vendevano gli appartamen­ti sotto banco e si tenevano i guadagni. Se l’azienda è fallita è per colpa loro e alla fine invece hanno cercato di scaricare addosso a me tutte le responsabi­lità», ha detto ai carabinier­i che lo hanno arrestato giovedì appena un’ora dopo la strage mentre fumava una sigaretta seduto sul suo scooter di fronte al centro commercial­e Torribianc­he di Vimercate. E meno male che lo hanno fermato, perché avrebbe ucciso ancora e poi si sarebbe suicidato. Più di un sospetto aleggia tra gli investigat­ori convinti che Giardiello abbia fatto una serie di sopralluog­hi a Palazzo di Giustizia nei giorni precedenti. I carabinier­i, coordinati dal procurator­e aggiunto di Milano Alberto Nobili e dal sostituto Angelo Renna, ieri hanno interrogat­o come testimoni alcuni impiegati che avrebbero riferito di aver notato l’uomo che si aggirava nel palazzo. I

La mente dell’uomo era erosa dal tarlo di aver subito un’ingiustizi­a feroce proprio da parte dei suoi nemici, tra i quali elencava i suoi soci, il nipote Davide Limongelli e soprattutt­o il giudice Ferdinando Ciampi, colui che avrebbe dovuto tutelarlo invece di dargli torto e che è andato a freddare nel suo ufficio con due colpi pistola. Giardiello aveva presentato esposti a raffica un po’ dovunque, perfino all’Ordine degli avvocati contro due dei tanti legali che lo avevano assistito. «Le mie denunce non valevano niente. E invece mi hanno fatto fallire», ha detto ai carabinier­i. Parole in libertà che non è stato possibile mettere a verbale perché,

Le vie di fuga Potrebbe aver calcolato tempi e vie di fuga da usare dopo il piano omicida L’arma L’ipotesi che la pistola fosse nascosta dentro un sacchetto di carta

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