L’insofferenza del leader che non contempla eredi
L’ex premier: Renzi si consumerà, tra un anno tornerò
La rottura con il candidato a governatore della Puglia è la metafora di un declino a cui l’ex premier sembra non volersi rassegnare. Accade quando il suo spirito di rivalsa riesce a prendere il sopravvento sullo stato di prostrazione che sempre più spesso gli tiene compagnia. L’isolamento è un modo per tenersi a distanza dagli «ingrati» e dalle brutte notizie, che non gli piace sentire, e al tempo stesso è una messinscena per dar l’idea che non è domo e non si farà mai domare. Nel mondo autarchico in cui si è rifugiato, infatti, certe notti immagina il riscatto fino a teorizzarlo, sebbene intorno a lui anche gli affetti più cari temano che la solitudine non segni l’inizio del riscatto ma la fine.
Eppure stanno ad ascoltarlo mentre disegna la ripartenza e spiega i motivi per cui «per un anno resterò fermo». Un anno è un alibi per allontanare da sè l’idea di aver caricato di attese il suo ritorno in campo, l’otto marzo scorso, quando aveva fatto sapere di voler dire molte cose che invece non ha detto. «Un anno» è il tempo che Berlusconi dà a Renzi, perché «il premier non reggerà oltre»: «Malgrado la fortuna che ha avuto con l’aiuto di Draghi, il deprezzamento dell’euro e il crollo del prezzo del petrolio, l’economia italiana non si rialzerà. I problemi non saranno risolti e farà il botto. Allora tornerò in campo, i partiti si scioglieranno e vinceremo con un’operazione all’americana». Si capisce che l’insofferenza verso la vecchia guardia, il suo intento di disfarsene, non è solo un moto dell’animo è anche l’architrave del suo progetto.
Ma dire che «i partiti si scioglieranno», portare a sostegno della tesi gli amatissimi sondaggi (da cui risulta che gli italiani hanno l’orticaria verso ogni formazione politica), e prospettare una rifondazione del centrodestra sul modello dei Repubblicani d’Oltreoceano, conferma che Berlusconi non contempla eredi e prefigura scenari irrealizzabili. Chi lo direbbe a Salvini, per esempio, che deve sciogliere la Lega? Intanto si va sciogliendo Forza Italia, e quanti sono ancora dentro hanno la percezione che «moriremo sotto le macerie». «E poi, Silvio, te lo ricordi che c’hai la Severino, e che per sei anni non puoi ricandidarti?». Così Verdini, senza giri di parole, nei giorni scorsi l’ha messo davanti alla cruda realtà della legge e delle cose.
Ogni obiezione, ogni contrappunto, logora ulteriormente il suo umore, inducendolo ancora di più a rinchiudersi, a farsi filtrare tutto, non solo le telefonate. E questo non allevia la sua sofferenza, semmai lo fa sprofondare ulteriormente nel dramma esistenziale. Perché non organizzando più pranzi e cene — che sono sempre stati l’unico luogo di democrazia possibile nell’universo berlusconiano — gli è venuto a mancare l’habitat familiare: d’altronde l’ex premier è un uomo che ha sempre vissuto di abitudini. E non è sulla regalità del silenzio ma attorno alla popolanissima caciara delle tavolate che ha costruito la sua leadership. Invece oggi al suo desco non sono più seduti nemmeno quanti ritiene che l’abbiano tradito di recente, dopo aver accusato altri di tradimento.
Se in fondo al buio certe notti dice di veder la luce è perché il giorno seguente sia meno pesante, anche se c’è sempre un motivo per rimandare quello che si era prefisso. E mentre si isola lo isolano, persino il professor Schittulli si è negato. L’ha visto tre volte Berlusconi. Raccontano che la prima volta l’ospite gli piacque poco, la seconda gli piacque ancora meno, la terza non gli piacque per nulla: «Ha un modo di fare e di parlare che indispone». E tuttavia, ancora adesso che il suo (ex) candidato gli ha preferito Fitto, tenta di inseguirlo, prendendosela con quanti non hanno saputo gestire la trattativa.
Un tempo sarebbe bastata una sua telefonata per risolvere la vertenza, mostrandosi concavo o convesso avrebbe conquistato l’interlocutore, che avrebbe accettato la sua versione dei fatti, i suoi «c’è stato un equivoco», «mai detto quelle cose». Certe notti Berlusconi dice che «fra un anno tornerò in campo». Fra un mese alle Regionali potrebbe scendere sotto il dieci per cento.