Hillary è in corsa La quarta (ultima?) guerra dei Clinton
Domenica l’annuncio: vuole la Casa Bianca 2016
Hillary Clinton annuncia domani di essere in corsa per la Casa Bianca. È in corsa, di fatto, dal 2000. È la corsa finale, per la politica americana più famosa di sempre, per la donna al tempo stesso formidabile e delusionale che dal 1992 al 2000 è stata alla Casa Bianca da first lady e dal 2000 a oggi ha lavorato per tornarci da presidente. È stata senatore, candidata partita favorita sconfitta alle primarie, segretario di Stato, e negli ultimi quattro anni richiestissima oratrice a pagamento (cara) per la Clinton Foundation. Della fondazione di famiglia, che ha ricevuto milioni di dollari da governi stranieri quando Hillary era il capo della diplomazia americana — e che continua a riceverne — si parla e si parlerà. Come della famiglia, di Chelsea che l’ha resa nonna, e dalla nascita di Charlotte Hillary si comporta e twitta come la prima nonna dell’umanità; del marito Bill. Che, pare, stavolta sarà meno presente in campagna elettorale. E, quando ci sarà, sarà sorvegliato da un consulentebadante. È una delle novità nella strategia di Hillary.
La quarta guerra clintoniana
Il quartier generale della candidata è a Brooklyn Heights, a Montague Street, citata nella canzone Tangled Up in Blue di Bob Dylan: «Vivevo con loro a Montague Street/in un sottoscala seminterrato/ c’era musica nei caffè la sera/e rivoluzione nell’aria». Proprio rivoluzione, no. Nell’aria, pronto da giorni, c’è l’annuncio della discesa in campo con un video, tipo Silvio Berlusconi, però sui social network. E delle tappe classiche, i viaggi in Iowa e New Hampshire, gli stati delle prime primarie, dove Hillary minaccia una guerra-lampo non tanto lampo, si vota nel gennaio 2016. Nel frattempo, dicono, si dedicherà a raccogliere «un’insana montagna di soldi», più soldi di sempre. E il 23 aprile terrà il primo discorso pubblico importante al Women In The World Summit di New York. Per ribadire il suo impegno in favore delle donne che sarà un suo tema centrale (e per lei sarà cruciale il voto femminile).
Ma poi, dicono i suoi, nella quarta guerra clintoniana — dopo due campagne presidenziali per Bill e una per Hillary — ci saranno meno grandi battaglie/eventoni e più guerriglia sul territorio: tanti incontri con piccoli gruppi di elettori, molto ascolto, minore uso del pronome «io». E — novità assoluta — Clinton tenterà di trattare bene i media. Giovedì sera, prima dell’annuncio dell’annuncio, il suo «campaign chairman» John Podesta ha invitato a cena a casa sua due dozzine di giornalisti. Non si sa quanto durerà, però.
Paragonati a Bill e Hillary, gli shakespeariani coniugi Macbeth paiono Clemente e Sandra Mastella, discussi ma bonari. Paragonarli a Frank e Claire Underwood della serie House of Cards ha più senso, tenendo conto che Bill è simpaticissimo e il personaggio di Kevin Spacey no, che Hillary non è un’ex debuttante ma un ex mega-avvocato. E che — parole di Bill — «House of Cards è vera al 99 per cento». E quel 99 per cento di certo valutato dal Big Dog fa pensare al Lato Oscuro clintoniano. Molto oscuro, la loro coppia di potere — è difficile pensare l’uno senza l’altra, anche se fanno vite separate da quindici anni — è fondata su tanti misteri. Le beghe dell’Arkansas, dove Clinton era governatore, il Troopergate (forze dell’ordine più amanti di Bill) al Whitewater (bancarotta immobiliare, amici in galera, un socio di Hillary portato alla Casa Bianca, Vince Foster, suicida). Le amicizie di Bill nel mondo della finanza molto importante o molto cialtrona. La fondazione e le migliaia di email cancellate quando, per gli affari di Stato e quelli di famiglia, Hillary usava la posta di casa. E poi lo scandalo più famoso, le bugie di Bill sulla stagista Monica Lewinsky. Hillary fu solidale in pubblico; in privato, si legge nel nuovo libro pettegolo sulla Casa Bianca The Residence, la first lady disse di tutto al presidente, anche giustamente.
D’altra parte,«gli elettori più giovani non ricordano i “Clinton scandals”, e per lei è una fortuna» nota il National Journal. E Hillary è di nuovo favorita, ma, di nuovo, il risultato non è scontato.
Il fantacalcio elettorale
Le elezioni americane sono, per gli appassionati di politica, un gran campionato da seguire. Gli esperti più ascoltati, ormai, sono gli specialisti di statistica sportiva alla Nate Silver. I candidati democratici alle primarie, allo stato attuale, non hanno una chance contro Hillary. Qualche repubblicano — per ora, poi chissà, comunque lo spettacolo deve andare avanti — potrebbe darle fastidio negli stati in bilico. In alcuni, secondo i sondaggi, potrebbe perdere contro Rand Paul (che non avrà la nomination), o Scott Walker (che potrebbe anche vincerla). Ovunque, inizia la partita di Hillary (ultima ma anche penultima, se vincesse, certo coi Clinton non si sa mai).