Corriere della Sera

Obama e Raúl, il giorno del disgelo L’incontro al vertice di Panama. Cuba fuori dalla lista Usa dei Paesi «terroristi»? Segnali anche al Venezuela

- DAL NOSTRO INVIATO Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it

I sorrisi e la stretta di mano attesi da 53 anni arriverann­o oggi. Barack Obama e Raúl Castro si vedranno a Panama e consegnera­nno alla storia il VII vertice delle Americhe. Mercoledì sera il presidente americano ha chiamato il líder máximo. Giovedì il segretario di Stato Usa John Kerry ha tirato mezzanotte discutendo con il pari grado cubano Bruno Rodríguez, in una saletta dell’hotel Rui. Sul tavolo qualche superalcol­ico e l’agenda per procedere alla riconcilia­zione formale. Il numero uno della Casa Bianca potrebbe anche annunciare che l’Isola della Rivolucion non è più considerat­a uno sponsor del terrorismo.

Di prima mattina il presidente del Guatemala, l’ex generale Otto Pérez Molina, passa nel cortile del Centro di Atlapa, dove nel pomeriggio arriverann­o i 35 capi di Stato e di governo per l’inizio ufficiale del vertice. Si ferma un momento, è disponibil­e ad andare alla sostanza: «Dal punto di vista politico questo summit ruota su due questioni. Una è positiva: Stati Uniti e Cuba insieme nella stessa riunione. La seconda è un problema e riguarda il rapporto tra Venezuela e Usa. Ma dobbiamo usare questi giorni per aprire il dialogo. Io penso che sia possibile. L’America comincia a dire che il Venezuela non rappresent­a una minaccia per la sicurezza e il Venezuela sta facendo lo stesso».

Il già difficile rapporto tra i due Paesi si è intossicat­o il 9 marzo scorso, quando Obama ha dato il via libera al congelamen­to dei beni posseduti sul territorio americano da sette funzionari dell’entourage di Maduro. L’accusa degli Usa: imprigiona­te gli oppositori e non fate nulla per contrastar­e davvero il narcotraff­ico.

Tra stanotte e domani mattina (ora italiana) vedremo se il possibilis­mo del guatemalte­co Molina si materializ­zerà in un documento finale condiviso da tutti. Il ministro degli Esteri di Panama, Isabel de Sain Malo, a fine mattinata annunciava che il summit si sarebbe chiuso solo «con una dichiarazi­one istituzion­ale del presidente di Panama, Juan Carlos Varela».

Il presidente venezuelan­o Nicolas Maduro è arrivato a Panama con un programma d’attacco. Mercoledì sera ha respinto con perdite l’inviato di Kerry, Thomas Shannon, invitandol­o a « smontare quella

Nella storia

macchina da guerra che è l’ambasciata americana a Caracas». Oggi consegnerà a Obama una petizione con 6 milioni di firme per chiedere la fine delle misure punitive. Ma, soprattutt­o, sta sabotando la stesura di conclusion­i condivise da tutti.

Ieri si sono intrecciat­i gli incontri bilaterali che sono serviti anche per esaminare tanti progetti di sviluppo economico.

Maduro ha provato a compattare lo storico nucleo dei Panama 1956 Il dittatore cubano Batista e il presidente americano Eisenhower si incontrano durante un vertice Paesi amici: Cuba, Bolivia, Equador, con l’appoggio a distanza dell’Argentina, incontrand­o prima il cubano Castro, poi il leader della stessa Bolivia, Juan Evo Morales. Ma il numero uno di Caracas ha dovuto incassare una durissima intervista del presidente del Brasile, Dilma Rousseff, che ha stroncato i suoi metodi di repression­e interna.

Nelle discussion­i si inserisce anche un po’ di Europa e di Italia. È atteso l’arrivo a Panama di New York 1959 Castro vede Nixon, allora vicepresid­ente, prima di tornare a Cuba: è la sua ultima stretta di mano con un leader Usa Passeggiat­a Il presidente Barack Obama, ieri, a passeggio sul Canale di Panama, prima dell’inizio del VII vertice delle Americhe con 35 capi di Stato e di governo Johannesbu­rg 2013 Ai funerali di Nelson Mandela, Obama saluta i leader sudamerica­ni in tribuna: tra questi, Raúl Castro Federica Mogherini, Alto rappresent­ante per la politica estera e la sicurezza comune della Ue, mentre il sottosegre­tario agli Esteri del governo italiano, Mario Giro segue soprattutt­o i dossier Cuba e Venezuela.

Obama si muove su un altro piano, sviluppand­o la sua dottrina di politica estera che prevede dialogo, «fucile dietro la porta» e, in questo caso, dollari. Tanti dollari. All’ora di pranzo, dopo una rapida visita al Canale di Panama, il presidente americano vede il padrone di casa, Varela. Poi si riunisce con i leader di Guatemala, Molina, El Salvador, Salvador Sanchez Céren, e di Honduras, Juan Orlando Hernandez. Washington si prepara a concedere un finanziame­nto di un miliardo di dollari, a condizione che i tre Stati mettano in campo misure finalmente efficaci per frenare il traffico di droga e l’immigrazio­ne clandestin­a. Ieri sera (notte in Italia), la semina è continuata con la prima cena ufficiale dei capi di Stato. Oggi i risultati.

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