Gli 84 atleti dell’italiano
A Firenze la finale delle Olimpiadi degli studenti «Usiamo Twitter come uno Zibaldone 2.0»
«Su Twitter si discute di tutto: musica, politica, sentimenti. Insomma, è una specie di Zibaldone di Leopardi dei nostri giorni». Ci voleva la fantasia di Francesca Trinchini (15 anni, di Avezzano, V ginnasio del liceo classico «Torlonia» della città abruzzese) per paragonare la raccolta dei pensieri del poeta di Recanati ai contenuti del social network più amato dagli adolescenti.
Francesca ha circa duemila follower e ha già nelle librerie il primo volume di una sua saga fantasy, Dandelion, edito da Aracne. Infatti è tra gli 84 finalisti della quinta edizione delle Olimpiadi di italiano indette dalla direzione generale degli Ordinamenti scolastici del ministero dell’Istruzione per il quinquennio delle superiori (un blocco per il primo biennio, l’altro per il triennio finale) scelti su 24.920 iscritti, diecimila in più rispetto al 2014. Sorpresa: raddoppiate le iscrizioni dagli istituti tecnici (3.400) e sul totale licei (più di 20.400) ne sono arrivati 10.615 dai diversi scientifici rispetto ai 5.500 dei classici, seguiti dai 2.500 dei linguistici.
La finalissima degli 84 campioni è a Palazzo Vecchio di Firenze, culla di quella lingua che i ragazzi della generazione 2.0 coltivano più di quanto gli adulti sospettino. Le prove conclusive scelte dalla direziomo ne generale Ordinamenti di Carmela Palumbo (il coordinatore delle Olimpiadi è Paolo Corbucci) non sono test nozionistici ma componimenti creativi, riassunti, analisi. I test sono stati usati per le prime selezioni. Esempi. Al pri- biennio è stato chiesto di inventare in duecento parole una moderna versione di Giulietta e Romeo, partner di mezza età osteggiati dai figli. Nel triennio finale, il riassunto dell’intervento «Offendere non è libertà» di Claudio Magris sul Corriere della Sera del 1 marzo scorso. Oggi la proclamazione dei dieci vincitori (in palio soggiorni di studio, stage in città europee, libri) da una giuria presieduta dal linguista Gian Luigi Beccaria.
Questi ragazzi nascondono universi interiori che smentiscono mille luoghi comuni. Carolina Cuadrato, spagnola, è al penultimo anno del liceo italiano di Madrid e ama Dante e persino per Alfieri. Armando Castiglione, 16 anni, secondo anno dello scientifico a Melfi racconta il fascino «della logica e delle regole dell’italiano». Eugenio Bernardi, 17 anni, terzo anno al classico «Mamiani» di Pesaro assicura: «La stessa messaggistica di nutre dell’italiano, quindi bisogna padroneggiarlo. È elegante, bello anche per le sue irregolarità». Giovanni Paolicelli, 18 anni proprio oggi, è al penultimo anno del classico «Orazio Flacco» di Potenza: «Amo l’italiano perché ha regole precise e insieme tante eccezioni. Libro preferito? Il fu Mattia Pascal, splendida la ricerca di una nuova identità». Gaia Santolin, 16 anni, V ginnasio al classico Canova di Treviso: «Per me le parole hanno importanza e mi affascinano le sfumature dell’italiano. Una poesia? La pioggia nel pineto di D’Annunzio». Martina Piras, 18 anni, quarto anno al linguistico Piga di Villacidro: «Conoscere la propria lingua è indispensabile per apprendere le altre e imparare qualsiasi disciplina. Ed è bene che ogni popolo tuteli la propria lingua, sarebbe assurdo averne una sola per tutto il mondo». Alessandro Nesci, 16 anni, secondo anno all’istituto professionale Celli ad Acqualagna, Pesaro: «Da quando ho studiato l’Infinito di Leopardi non ho fatto che rifletterci».
Soddisfatta il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini che cita don Milani: «La lingua è strumento della nostra identità e di uguaglianza». Anche sulla Rete, nel 2015.