«Estero, giovani e filiera Porterò il modello francese
I progetti di Capasa, neopresidente della Camera della moda
La parola che ha sottolineato quando ha incontrato le persone dello staff della Camera della moda è stata «orgoglio». «Dobbiamo ripartire da qui, dall’orgoglio di essere unici», dice Carlo Capasa, neodesignato presidente della Camera. «Ho accettato con spirito di servizio — spiega l’imprenditore, amministratore delegato di Costume National — consapevole che l’incarico è importante e richiede energia e impegno. Ma la Camera ha un consiglio di amministrazione meraviglioso » . Elenca nome per nome. Sono i big del settore: due anni fa hanno deciso di mettersi in gioco per ridare smalto a Milano e alla moda italiana. Che ha qualche problema.
«Quando pensiamo alla moda facciamo sempre riferimento alle sfilate, che sono una vetrina importante ma non sono tutto. Una delle cose più importanti è la filiera: abbiamo fabbriche dove convivono l’artigiano dalla grandissima manualità con le tecnologie più avanzate. Aziende che sono il frutto di generazioni e che riescono a trattare dal filo al prodotto finito. Ecco, mi piacerebbe fare un giro tra tutte queste nostre imprese per far capire che la moda italiana è unica nel pianeta ed è il nostro miglior ambasciatore». Come sarà la sua Cnmi? «Conto di presentare all’assemblea del 14 maggio un piano operativo. Penso che ci si debba focalizzare su poche cose: l’internazionalizzazione, anche per restituire alla Camera la dimensione che le è propria; i giovani; la filiera. Dobbiamo lavorare sui rapporti, sulle dimensioni e sulla comunicazione, organizzando meglio le settimane della moda, agendo da facilitatori per i giovani, dialogando con le amministrazioni e col governo».
Stendere i calendari delle sfilate è quasi impossibile per il protagonismo di molti.
«La componente individualistica della moda è anche un
Ho sfilato per 23 anni a Parigi, lì le regole sono più rigide Serve positività
Carlo Capasa, ad di Costume National
Farò il giro di tutte le nostre imprese, voglio far capire che siamo unici