La nostra Valtellina di sole, affreschi e viti
A Mazzo, dove gli sportivi emulano Pantani
Molti discendono dai ciabattini che il Doge di Venezia ripagava in «spose» orientali
«Noi non suoniamo campane, facciam o cose buone». Ecco il motto che fa di Mazzo, uno dei borghi più operosi, fantasiosi e «sperimentatori» d’Italia. Incastonato nell’anfiteatro naturalistico formato da Alpi Retiche e Orobie, «spezzato» a metà dal corso dell’Adda in quella Valtellina che si allarga e stringe come una fisarmonica, cinto da boschi di latifoglie e abetaie, il paese è fatto con le pietre che la corrente dell’Adda ha levigato per secoli. Sulle pareti esterne non si contano edicole e affreschi religiosi, come i lavatoi e le fontane in pietra.
Vanta gioiellini architettonici e artistici quali l’ancona lignea del ‘400 e il fonte battesimale del VII secolo della Chiesa di S. Maria, il matroneo in legno della Chiesa di S. Abbondio e quell’autentico «romanzo araldico» che tappezza dentro e fuori Palazzo Lavizzari. Ed è talmente rinomato che i ciclisti di tutto il mondo lo conoscono perché, nel tentativo di emulare il pirata Marco Pantani, salendo proprio da Mazzo sfidano se stessi sugli 11,2 terribili, infiniti chilometri del Passo del Mortirolo. Ma la vera sorpresa dell’antico feudo della famiglia Venosta che qui eresse torri e castelli di cui ancora rimane traccia, sono i suoi mille abitanti, discendenti dei ciabattini che a piedi raggiungevano Venezia per fare le scarpe al Doge e alla sua corte. Erano così bravi da venire pagati... in natura, ovvero, ricevendo spose che il signore della città lagunare aveva fatto arrivare dall’Oriente per farne sue concubine: lo dimostrano gli occhi verdi, i lineamenti persiani e i capelli scuri di molte donne di Mazzo.
Come Milva Ficcioli, 47 anni: «Ero la segretaria ma poi, visto che i terrazzamenti destinati per secoli alla viticoltura venivano abbandonati, ho deciso di mettermi in proprio, con mio marito pompiere, e ho piantato mirtilli e ulivi. Crescono benissimo e sono molto produttivi! Qui c’è un microclima speciale, il sole ci bacia tantissimi giorni all’anno. Sarà per questo che siamo gente sorridente, cordiale, che odia il solo pensiero di fossilizzarsi sul passato».
È un po’ quello che pensa Sara Visini, 28 anni, laureata in economia e management a Milano: «Ho lavorato per tre anni a Perth in Australia, ma il richiamo di questi boschi è stato irresistibile. Con Giordano, il mio fidanzato, ho aperto il Bed and Breakfast Mortirolo, preso la licenza di istruttore di mountain bike e quella del servizio taxi. Ora diamo un supporto completo a chi vuole scoprire tutta la Valtellina, da Livigno a Bormio al trenino rosso del Bernina: Mazzo sta al centro».
Luigi e Francesca Pozzi, 50 e 49 anni, la loro piccola rivoluzione la fanno con il miele matrimoniale, tra i più premiati d’Italia. «Il laboratorio è proprio sotto la cucina e la camera da letto, facciamo tutto in casa. L’uno si occupa delle api, l’altra degli aromi. Cerchiamo di sperimentare con le gemme di pino mugo, aromatizzandolo con la frutta secca, unendolo con la pasta di nocciola e cacao, una nutella al miele squisita. Del resto, qui la gastronomia raggiunge l’eccellenza con la bresaola, i pizzoccheri, il chisciöl ovvero la frittella di grano saraceno e il formaggio».
La bontà di quest’ultimo è merito di Marco Olandi, 43 anni, e del suo caseificio sotto il Municipio, un palazzo del ‘500 con tanto di camino, lunette e volte: «Da solo sforno grana, formaggio Casera e Scimudin. È buono perché i miei compaesani mi portano il loro latte».
Bruno Moderana, 50 anni, operaio in una ditta di medicinali e il trentenne pastore Patrick Ricetti hanno deciso invece di allevare rispettivamente somarelli e mucche highlander scozzesi, animali poco valtellinesi. «Puliscono i nostri boschi e portano un tocco di colore e novità al territorio». Un po’ come le donne dell’associazione Amatia, dall’ex sindaco e maestra elementare Adriana Senini che ha adottato la cascata della val Carogna, a Caterina Mascherona e le sue «amiche della bellezza» che fanno tante cose buone per Mazzo. Altro che suonare le campane e basta.