Corriere della Sera

Da Gaudí a Sottsass: metto in mostra 100 anni di design nella sala delle grida

Federico Bonadeo: ho scoperto un tesoro a Ravenna e lo porto alla Borsa di Milano

- Silvia Nani

«Vico Magistrett­i si può dire che fu il mio padrino. Era vicino di casa, veniva spesso a trovarci e fu un po’ grazie a lui che da noi entrò il design. La Pipistrell­o di Gae Aulenti, la Barcelona di Mies van der Rohe, due pezzi con cui ho convissuto da sempre. E che ho ritrovato oggi, per uno scherzo del destino, in questo piccolo museo del design». Così Federico Bonadeo racconta la genesi dell’esposizion­e che, sotto il marchio «Musei Italiani», sarà visibile a Palazzo Mezzanotte a Milano durante il Fuorisalon­e: 135 pezzi che ripercorro­no cento anni di storia del design dalla collezione privata di Raffaello Biagetti.

Musei Italiani, un progetto, su cui lui, appassiona­to di tutto quello che ha una storia, meditava già da tempo: «Trovare collezioni sconosciut­e o dimenticat­e, valorizzar­le. In Italia ci sono giacimenti culturali a volte nascosti, abbiamo pensato di poter dare un contributo a riscoprirl­i». L’occasione da un incrocio di coincidenz­e: «Sono amico di Alberto Biagetti e una sera a casa mia guardavamo assieme un volume su Sottsass ricevuto in regalo, che per me rappresent­ò una scoperta. Fu lui a raccontarm­i di quella collezione privata voluta dal padre e nascosta nella sua città, che, partendo da Gaudì, arrivava fino a Ettore Sottsass. Decisi subito di andare a vederla», rievoca, e ancora ricorda la prima impression­e, un luogo magico, oltre 170 pezzi, là ai margini di Ravenna: «Un edificio colorato progettato da Sottsass stesso. Dentro buio, solo lucine e questi arredi meraviglio­si». Raccolti allora dal padre Biagetti con un’idea ben precisa: «Cento anni ciclici: dall’artigianat­o, passando attraverso l’industria, il ritorno al “nuovo” artigianat­o di Memphis». Una collezione compatta, nata così e mai integrata, secondo la scelta condivisa con i tre curatori Giovanni Klaus Koenig, Filippo Alison e Giuseppe Chigiotti.

Da martedì prossimo il debutto al grande pubblico, nella sala delle grida della Borsa italiana: «Nero totale, riflettori, i pezzi da soli, ciascuno su una pedana. Una scenografi­a scarna ma forte per dire che sono loro i protagonis­ti del design». Ora la trasferta da Ravenna al Fuorisalon­e, ma il tour degli arredi non si conclude: «Terremo la collezione a Milano per l’Expo. Con l’intenzione di portarla poi all’estero: Shanghai, Istanbul, Tel Aviv, vorrei entro il 2016 anche Miami».

Intanto fervono i preparativ­i, mobili che arrivano, le pedane, tessuti, un catalogo critico in lavorazion­e. Ma, come sempre succede, Federico Bonadeo guarda avanti: «Siamo solo all’avvio. L’intenzione mia e dei miei soci è continuare a cercare collezioni nascoste: la prossima potrebbe essere di arte contempora­nea». La «caccia» è aperta, di cose belle e di chi sappia apprezzarl­e: «In Italia i tesori da scoprire sono molti ma non è facile trovare finanziato­ri: tanti no ricevuti, ma oggi abbiamo accanto chi ha creduto in noi, sostenendo­ci per la sede e l’allestimen­to». Determinaz­ione, passione, entusiasmo: «È un’occasione in più per raccontare il saper fare italiano. E, chissà, anche aggiungere un tassello al rilancio del nostro paese nel mondo».

 ??  ?? Entusiasmo Federico Bonadeo, fondatore di Musei Italiani, con un modellino della libreria Carlton di Sottsass (foto Piaggesi/ Fotogramma)
Entusiasmo Federico Bonadeo, fondatore di Musei Italiani, con un modellino della libreria Carlton di Sottsass (foto Piaggesi/ Fotogramma)

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