Le fondazioni bancarie: noi l’energia pulita per il Paese
( f.mas.) Le fondazioni bancarie non ci stanno ad essere accomunate a quelle politiche, spesso diventate un meccanismo per finanziare (e condizionare) la politica, se non addirittura strumento di corruzione. «Noi siamo energia pulita per il Paese: una risorsa che va a vantaggio di tutti», sottolineano Acri e Assifero, che associano gli enti di origine bancaria e quelli corporate, di famiglia e di comunità, «soggetti privati» — sottolineano i due presidenti, Giuseppe Guzzetti ( foto) e Felice Scalvini — «completamente autonomi rispetto alla pubblica amministrazione e ai partiti, che operano a favore della collettività con donazioni filantropiche o interventi gestiti direttamente». Le parole del presidente dell’autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, sulla scarsa trasparenza dei finanziamenti delle fondazioni politiche ha reso opportuna la puntualizzazione della «diversità» tra i modelli di fondazioni. Quelle bancarie, dice Guzzetti, «nulla hanno a che vedere con le fondazioni politiche, dalle quali si distinguono per funzione, modalità operative e, soprattutto, perché non attingono ad alcuna fonte di finanziamento pubblica, bensì erogano risorse, esclusivamente derivanti dall’impiego dei loro patrimoni». E quelle di Assifero, aggiunge Scalvini, «quotidianamente portano risorse alle persone più vulnerabili e in difficoltà in totale indipendenza ed autonomia». «Spiace dunque che le valutazioni da più parti espresse» sulle fondazioni politiche «rischiano di estendersi alle fondazioni filantropiche, che hanno missione del tutto diversa e fonti di finanziamento trasparenti».
Ferroli, ultimi tentativi per evitare la Marzano
(d. pol.) Si è aperta una fase di emergenza alla Ferroli, sede a San Bonifacio in provincia di Verona, 3mila dipendenti, produttore di caldaie e radiatori, uno degli storici big del settore a fianco di Riello e Aristo Thermo. La ha fatto scivolare i ricavi a quota 500 milioni dai quasi 800 e ha reso insostenibili i 350 milioni di debiti con le banche. È una situazione in costante deterioramento ma che adesso ha toccato la fase acuta. Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare, le banche più esposte, avevano concesso una moratoria sui rimborsi fino a fine aprile. Ora si cerca una soluzione d’urgenza, con Mediobanca advisor dell’imprenditore veneto. È un conto alla rovescia sia per i creditori sia per il capoazienda Dante Ferroli, 86 anni. Le parti si sono date una quindicina di giorni per trovare una soluzione. E sullo sfondo si profila il ricorso all’amministrazione straordinaria per le grandi imprese in crisi, ex Legge Marzano. Intanto nell’impianto di San Bonifacio manifestano i 900 addetti. Sostengono che dall’inizio dell’anno si è lavorato in media dieci giorni al mese perché, pur in presenza di ordinativi, mancava la liquidità per acquistare le materie prime. È difficile nell’emergenza disegnare un nuovo piano industriale, studiare fusioni con altre aziende o complesse architetture per abbattere i debiti, frutto di uno shopping di realtà come Lamborghini-Joannes, Cola e Cointra in Spagna che hanno fatto di Ferroli una multinazionale. Arduo, ma le banche ci provano.