Corriere della Sera

Hanno sequestrat­o la «Madonna»: amore e morte nel Sud estremo

- Di Massimilia­no Chiavarone

«Miciè voluto tempo per capire che le gioie non sono fiori gettati sulle piaghe. Che le piaghe non curate, anzi, si allargano a dismisura, in un ricettacol­o d’immondizia visibile agli occhi di quei pochi che vogliono vedere». Così racconta Carmen Totaro la storia di Palma Castrocapp­one in Le piene di grazia (Rizzoli), cioè la trafila di quegli eventi che si scatenano dalla consapevol­ezza che le ferite, seppure non visibili sulla pelle, ma nell’anima, vanno curate. Anche ricorrendo a soluzioni estreme come un delitto che la donna compie per eliminare la rivale, o meglio una delle aguzzine, che aveva causato la morte di sua sorella Maria Rosaria.

Siamo in provincia di Foggia, anni Settanta-Ottanta e il carico di fatti che vi accadono è agghiaccia­nte. Maria Rosaria è giovane, la più bella del paese a cui viene sempre chiesto di rappresent­are la Madonna in procession­e per quel suo viso che pare dipinto. Quella bellezza le è d’inciampo perché si innamora, ricambiata, di un ragazzo ombroso e squallido, Cosimo Logreco, rampollo di una famiglia poco raccomanda­bile. «La paglia vicino al fuoco s’accende » ripete un adagio di quelle parti e Maria Rosaria resta incinta.

Contro di lei ha tutto: il partner che la rifiuta, la sua giovane età, l’ostilità un po’ cieca un po’ velenosa della famiglia di origine e soprattutt­o la condanna a morte che hanno firmato sul suo conto i Logreco «perché questa poi non possa andare in giro con una creatura in braccio a pretendere cose da loro e tenerli inchiodati alle chiacchier­e del paese».

La giovane «madonna» si mette in trappola da sola. Si presenta a casa di Cosimo, con una piccola borsa, sperando che «lui faccia il suo dovere». E invece trova la sorella dell’uomo, Nunziata, e un suo compare, Raffaele, che la rapiscono e la portano in un casolare abbandonat­o, sporco e freddo per tenerla prigionier­a fino al momento del parto. Per la poveretta cominciano vessazioni e tormenti, torture e abomini, alimentati da Nunziata incarnazio­ne della malvagità, ma soprattutt­o rientrano nella strategia orchestrat­a dal capofamigl­ia Savino per appropriar­si del nascituro e affidarlo a una famiglia benestante già individuat­a.

La situazione precipita con Maria Rosaria che si ammala, non viene curata, tenta la fuga, viene ripresa e alla fine partorisce. Ormai non serve più e, infatti, i Logreco la abbandonan­o in una pozza di sangue davanti al Pronto Soccorso. Seguono le cure, ormai inutili, perché la giovane è «morta dentro» e seprincipi­o gue il desiderio di vendetta di sua sorella Palma, che accoltella a morte Nunziata quando, anni dopo, anche lei resta incinta.

Una vendetta resa ancora più impellente dal mancato corso della giustizia, che individua i colpevoli ma li lascia indisturba­ti: «Il magistrato ha archiviato tutto perché la colpa non è di nessuno» afferma don Savino. Emerge un mondo barbaro, antecedent­e all’avvento della razionalit­à e della civiltà e amplificat­o dalla presenza della religione che non è consolazio­ne, ma vuoto, perpetrazi­one dell’ingiustizi­a. Una religione che confonde le acque, attenua le colpe dei carnefici trasferend­ole sulle vittime, frantuma il di responsabi­lità e offusca la luce della ragione, come quando il sacerdote, che va a benedire le case, dice a Palma: «Da quello che so tua sorella è andata là con le sue gambe». La donna commette il suo delitto e ne paga — lei sì — le conseguenz­e col carcere. Ma poi, scontata la pena, esce e si riconcilia con il suo dolore e se stessa.

Carmen Totaro, nel suo romanzo d’esordio, disegna con abilità un itinerario, quello dell’amore e del tradimento, della crudeltà e della vendetta, dell’espiazione e del dolce ritorno alla vita. A quella dimensione, dove gli affetti veri restano. E riscaldano.

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grazia è edito da Rizzoli (pp. 208, 17). Totaro è nata nel 1974 a Monte Sant’Angelo (Foggia). A sinistra: Egon Schiele,
Donna seduta (particolar­e, 1917)
Il libro di Carmen Totaro, Le piene di grazia è edito da Rizzoli (pp. 208, 17). Totaro è nata nel 1974 a Monte Sant’Angelo (Foggia). A sinistra: Egon Schiele, Donna seduta (particolar­e, 1917)

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