Corriere della Sera

L’ACCELERAZI­ONE PER ALIMENTARE LA NARRATIVA SULLA RIPRESA

- di Massimo Franco

Il termine «tesoretto» di solito non porta bene. Ma a nemmeno due mesi dalle elezioni regionali, la scaramanzi­a passa in secondo piano. Nell’evocare un Documento di economia e finanza senza lacrime, anzi con un miliardo e mezzo di euro da spendere, Matteo Renzi sembra mirare a un risultato che va oltre quel voto. La sua narrativa tutta proiettata verso concetti come velocità, cambio di passo, svolta, ha bisogno di offrire conferme magari solo simboliche ma tangibili. E l’idea che nelle pieghe del bilancio ci siano soldi da spendere calza perfettame­nte questo schema.

L’unico ritardo è stato quello di dodici ore del Consiglio dei ministri convocato per ieri mattina e spostato alla sera: un rinvio che ha evocato un alone di confusione e l’ombra di un contrasto sordo tra Palazzo Chigi e ministero dell’Economia, col primo deciso a prendersi il suo tempo prima di approvare le misure presentate dai tecnici di Pier Carlo Padoan. Ma il messaggio che Renzi sembra deciso a mandare è che se ora si intravede una manovra espansiva, è perché i tempi stanno cambiando; perché si indovinano i primi effetti, naturalmen­te virtuosi, del semestre di presidenza italiana in Europa.

È un segnale all’opinione pubblica, in un momento di appannamen­to dell’immagine del Pd, impelagato in Parlamento nella sfida sulla riforma elettorale; e macchiato dagli scandali delle cooperativ­e a livello locale. Ed è una carota economica data ad una minoranza dei democratic­i che da tempo insiste affinché Palazzo Chigi esca dal recinto dell’austerità. Si tratta di un gioco sul filo dei limiti che il patto di Stabilità impone ai Paesi europei. È l’uso spregiudic­ato e tirato al massimo della famosa «flessibili­tà» chiesta alle istituzion­i di Bruxelles.

La versione ufficiale è che si consuma tutto il margine a disposizio­ne nel rispetto del 3 per cento nel rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo. Quella fuori dai denti è che formalment­e quel «tetto» finanziari­o è rispettato e nei fatti può darsi che non sia così; ma le aspettativ­e di ripresa e l’impulso che queste misure potrebbero imprimere, sono considerat­i sufficient­i per tentare la carta della «manovra espansiva». Vista così, l’accelerazi­one decisa da Palazzo Chigi mostra indirettam­ente una certa preoccupaz­ione per come vanno le cose.

Somiglia ad una logica da «o la va o la spacca»; con la prospettiv­a che se l’economia non riparte, il governo possa essere costretto di qui ad alcuni mesi ad una manovra correttiva. In quel caso, si passerebbe dall’ambizione di aprire una stagione «senza lacrime», di sviluppo e di ripresa, e di calo di un’occupazion­e e di un carico fiscale purtroppo finora in crescita. Il «tesoretto» serve a esorcizzar­e l’incubo della recessione. E a resuscitar­e la luna di miele tra Renzi e la «sua» Italia.

Le scelte Il ricorso al «tesoretto» con uno sguardo alle regionali di maggio, al semestre italiano Ue e alla minoranza del pd

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