Corriere della Sera

PLASTICA E VECCHI MERLETTI

- Di Ernesto Galli della Loggia

Allora era vero! Era vero, come molti non si sono mai stancati di dire, che Forza Italia è stato sempre un partito di plastica. Era vero che Berlusconi era il suo padrone e tutti gli altri, i deputati e i senatori, solo una sorta di suoi dipendenti sostanzial­mente a libro paga: i quali, finché le cose andavano bene, non si sognavano di emettere un fiato qualunque cosa gli venisse ordinata o accadesse. Ed era vero che Berlusconi ha sempre voluto che le cose andassero così, impedendo dunque per vent’anni che a destra nascesse qualcosa che avesse delle radici, che durasse, che si richiamass­e a qualche visione alta e complessa del Paese e della sua storia complicata. Sì, era vero: dal momento che oggi proprio queste cose dicono — anzi denunciano a gran voce: e bisogna dire alquanto spudoratam­ente — quegli stessi, i vari Bondi, Fitto, perfino una pasdaran come la Biancofior­e — che appena ieri, stando dentro Forza Italia, accettavan­o tutto, ed anzi spesso protestava­no indignati contro chi si permetteva le medesime critiche che oggi essi muovono. A imitazione, del resto, di quanto prima di loro avevano già detto un paio di anni fa, stracciand­osi anch’essi debitament­e le vesti, una lunga schiera di fuoriuscit­i, da Gianfranco Fini ad Angelino Alfano. Nel momento del naufragio tutti consapevol­i — guarda caso! e quando alcuni ancora sperano di salvarsi su qualche zattera — che forse il capitano ha sbagliato rotta.

È così: molte verità a lungo negate oggi stanno diventando innegabili.

Era anche vero, eccome se era vero, ad esempio, che per gettarsi alle spalle il Partito comunista e la sua esperienza non poteva bastare cambiare il nome e fare come se nulla fosse. Che era necessario non solo capire bene che cosa era accaduto, «com’era stato possibile» (magari con l’aggiunta di qualche opportuna autocritic­a), ma anche che chi era stato un «ragazzo di Berlinguer», condividen­done faziosità, accecament­i e fedeltà all’Ottobre rosso, si facesse giudiziosa­mente da parte. E invece di raccattare per anni tutto il raccattabi­le — dalla finta sinistra di Sergio D’Antoni alla sinistra dei quartieri alti di Giovanna Melandri — facesse spazio a quella socialdemo­crazia che aveva sempre disprezzat­o. Era vero, infatti — come qualcuno disse subito — che in caso contrario, com’è puntualmen­te avvenuto, la dirigenza vecchia del partito che nasceva nuovo avrebbe in realtà impedito a questo di essere nuovo. Così è accaduto che quel partito si sia via via appassito, si sia via via impoverito di idee e di passioni, si sia disarticol­ato in una molteplici­tà di feudi nazionali e locali spesso nelle mani di opachi personaggi dediti ad affari ancora più opachi. Tutto ciò è rimasto celato finché è durata la droga dell’antiberlus­conismo. Ma appena la droga è finita si sono viste le cose come stavano: il Pd non esisteva più. Era un involucro vuoto. E a questo punto è bastata per impadronir­sene una banda di giovani audaci, animati da uno smisurato desiderio di vincere, che nulla avevano a che fare con la sua lunga storia. I quali anzi possono essere considerat­i, nei confronti di questa storia, come la vendetta di un’altra storia, di una storia completame­nte diversa.

Allora era vero, era vero tutto insomma. Era vero tutto (o quasi) di ciò che non molti hanno detto per anni a proposito della Destra e della Sinistra italiane. Peccato che oggi, quando finalmente i più se ne accorgono, sia troppo tardi.

La realtà sotto il velo Una volta terminati gli effetti della droga dell’antiberlus­conismo, si sono viste le cose come stavano: il Partito democratic­o non esisteva più, era un involucro vuoto

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