WHIRLPOOL CHIUDE, PROTESTE E BLOCCHI
Proteste e blocchi con il vescovo di Fabriano. Palazzo Chigi: fulmine a ciel sereno
Whirpool- Indesit chiude tre impianti, fino a 1.350 esuberi. Proteste e blocchi stradali. «Forte contrarietà» del governo.
La cartina di tornasole di un piano industriale che fa infuriare i sindacati e indispettire il governo la riassume in una frase Andrea Cocco, segretario Fim Cisl Marche: «Tutti i tagli annunciati sono riconducibili al perimetro Indesit». Come a dire: il conto lo paga la società acquisita. Mentre per chi ha acquistato, il colosso Usa Whirlpool, si tratterebbe di sinergie, economie di scala, inquadrabili in una strategia europea in cui l’Italia è comunque l’elemento centrale.
Il primo (vero) test sull’integrazione societaria WhirlpoolIndesit – il secondo gruppo del bianco al mondo, il primo in Europa – finisce così per scontentare tutti. La politica, in primis. Il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, esprime «forte contrarietà per gli aspetti occupazionali » , chiedendo all’azienda di «non procedere a licenziamenti unilaterali», come contenuto nella cosiddetta clausola di salvaguardia del precedente accordo Indesit firmato al Mise che prevede la tutela dei posti da qui al 2018. In serata anche palazzo Chigi si fa sentire bollando l’annuncio come un «fulmine a ciel sereno, viste le garanzie avute quando fu firmato l’accordo».
Il piano presentato ieri prevede 1.350 esuberi. Oltre 400 in più di quelli messi nero su bianco dal vecchio management di Fabriano. Stabilisce anche la chiusura dello stabilimento casertano di Carinaro, che lascerà senza lavoro 800 persone e «deindustrializzerà ancora di più il Meridione, privo ormai di qualunque prospettiva di rilancio» rileva Giovanni Sgambati, segretario Uilm Campania. Davide Castiglioni, amministratore delegato di Whirlpool Italia, parla di «decisione sofferta, soffertissima » , la più complicata da prendere dopo mesi di riunioni. D’altronde si tratterebbe di uno stabilimento a scartamento ridotto, «in cui si produce solo il 55% della capacità installata», con bassi livelli di produttività e redditività. Ma anche a Fabriano, storico quartier generale Indesit, territorio-comunità della famiglia Merloni, saranno possibili dei tagli. Si è deciso di dire addio all’ambivalenza Melano-Albacina, due impianti a otto chilometri di La protesta Gli operai della Indesit di Albacina (Ancona) hanno bloccato ieri la strada provinciale 256 Muccese dopo l’annuncio della chiusura della fabbrica distanza l’uno dall’altro. Tutto verrà concentrato a Melano, Albacina verrà chiusa, così come verrà chiuso il centro ricerche di None, in provincia di Torino. Castiglioni pensa alle Marche e assicura che ci saranno solo trasferimenti, anzi Fabriano diventerà il polo più grande in Europa di piani cottura. Un rilancio, corroborato da circa 500 milioni in quattro anni che
Stop ad Albacina Whirlpool ha deciso di chiudere l’impianto di Albacina, uno dei due ex Indesit a Fabriano
Whirlpool vuole investire sull’Italia riportando anche alcune linee di produzione che l’azienda ha dislocato tra Polonia, Turchia e Cina. A giudicare dalla reazione degli operai di Albacina, che ieri hanno bloccato la strada provinciale AnconaRoma (con loro il sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola e il vescovo della diocesi Giancarlo Vecerrica), molti sono scettici. Si vedrà. L’ipotesi di licenziamenti unilaterali in realtà sembra scongiurata, ma si teme il progetto di razionalizzazione dei colletti bianchi che Whirlpool presenterà a giugno. Le sovrapposizioni sin da principio erano sembrate inevitabili. I confederali già lanciano l’allarme per 2mila impiegati.