Corriere della Sera

La profondità dell’odio

- Di Aldo Cazzullo

Sapevamo che i cristiani sono perseguita­ti in Africa e in Medio Oriente; non che l’odio fosse così profondo.

Eravamo consapevol­i che la visione irenica e pacificata della rotta di Lampedusa fosse ingannevol­e; ma l’orrendo episodio dei migranti musulmani che gettano a mare i cristiani, giù da una barca diretta verso il Paese capitale della cristianit­à, rinnova con forza un allarme cui l’Europa volge le spalle. Intendiamo­ci: le indagini sono appena cominciate; la dinamica dei fatti va ancora chiarita. Ci auguriamo davvero che le cose non siano andate esattament­e così. Ma se saranno confermate le prime testimonia­nze dei superstiti, che raccontano di aver lottato in una catena umana per salvarsi dalla furia dei compagni, allora siamo di fronte a un’atrocità che ci interroga non solo sul traffico di carne umana verso le nostre coste, non solo sulla gravità della guerra religiosa scoppiata sull’altra sponda del Mediterran­eo, ma sulle profondità stesse dell’animo umano. È come se l’Isis con la sua propaganda minacciosa avesse risvegliat­o sentimenti ancestrali che dormivano da generazion­i. Un misto di radicalism­o islamico, di odio etnico, di rivalità religiosa, di risentimen­ti postcoloni­ali. E il bersaglio non siamo, come a Parigi, noi occidental­i con le nostre libertà; sono gli stessi compagni di sventura. La maledizion­e delle guerre di religione è tale che neppure i naufraghi salpati dalla Libia sono nella stessa barca. A questo punto difendere la linea dell’accoglienz­a e della solidariet­à è più difficile; ma resta l’unica linea possibile, accanto a quella non antitetica ma complement­are che impegna l’Italia e l’Europa a regolament­are i flussi migratori e a fermare gli scafisti. Salvare le vite umane resta un dovere; ma il fatto di salire su un’imbarcazio­ne lanciata (a volte con il pilota automatico) verso i nostri porti non rende di per sé un clandestin­o una brava persona. Superare sia le ipocrisie stucchevol­i, esercitate dal salotto di casa sulla pelle dei marinai italiani e degli abitanti di Lampedusa, sia le facili strumental­izzazioni elettorali è l’unica risposta che possiamo dare. I musulmani non sono certo tutti nostri nemici; ma le sofferenze che molti di loro infliggono ai cristiani non possono trovarci ogni volta con la testa girata da un’altra parte.

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