La profondità dell’odio
Sapevamo che i cristiani sono perseguitati in Africa e in Medio Oriente; non che l’odio fosse così profondo.
Eravamo consapevoli che la visione irenica e pacificata della rotta di Lampedusa fosse ingannevole; ma l’orrendo episodio dei migranti musulmani che gettano a mare i cristiani, giù da una barca diretta verso il Paese capitale della cristianità, rinnova con forza un allarme cui l’Europa volge le spalle. Intendiamoci: le indagini sono appena cominciate; la dinamica dei fatti va ancora chiarita. Ci auguriamo davvero che le cose non siano andate esattamente così. Ma se saranno confermate le prime testimonianze dei superstiti, che raccontano di aver lottato in una catena umana per salvarsi dalla furia dei compagni, allora siamo di fronte a un’atrocità che ci interroga non solo sul traffico di carne umana verso le nostre coste, non solo sulla gravità della guerra religiosa scoppiata sull’altra sponda del Mediterraneo, ma sulle profondità stesse dell’animo umano. È come se l’Isis con la sua propaganda minacciosa avesse risvegliato sentimenti ancestrali che dormivano da generazioni. Un misto di radicalismo islamico, di odio etnico, di rivalità religiosa, di risentimenti postcoloniali. E il bersaglio non siamo, come a Parigi, noi occidentali con le nostre libertà; sono gli stessi compagni di sventura. La maledizione delle guerre di religione è tale che neppure i naufraghi salpati dalla Libia sono nella stessa barca. A questo punto difendere la linea dell’accoglienza e della solidarietà è più difficile; ma resta l’unica linea possibile, accanto a quella non antitetica ma complementare che impegna l’Italia e l’Europa a regolamentare i flussi migratori e a fermare gli scafisti. Salvare le vite umane resta un dovere; ma il fatto di salire su un’imbarcazione lanciata (a volte con il pilota automatico) verso i nostri porti non rende di per sé un clandestino una brava persona. Superare sia le ipocrisie stucchevoli, esercitate dal salotto di casa sulla pelle dei marinai italiani e degli abitanti di Lampedusa, sia le facili strumentalizzazioni elettorali è l’unica risposta che possiamo dare. I musulmani non sono certo tutti nostri nemici; ma le sofferenze che molti di loro infliggono ai cristiani non possono trovarci ogni volta con la testa girata da un’altra parte.