Corriere della Sera

Dove andiamo

Le isole dell’isola (Sicilia) e la classifica degli aeroporti Notizie per viaggiare meglio

- Guglielmin­i e Proietti

R aggiungerl­e non è sempre facile: conquistar­e le isole siciliane è un viaggio nel viaggio. Gli affezionat­i di Stromboli conoscono il piacere di salpare con il traghetto di notte e approdare all’alba: il pennacchio di fumo del vulcano saluta da lontano chi si gode l’avviciname­nto sul pontile. Remote e profumatis­sime, le isole della Sicilia offrono con la loro varietà vacanze «su misura». Mondane, gourmet. O sempliceme­nte, isolane.

Vivere come un marettiman­o

Lo scrittore inglese Samuel Butler rivelò che l’isola greca di Itaca in realtà era Marettimo. Questa leggenda piace molto ai 200 marettiman­i, vera gente di mare che dalla metà di giugno e per tutto il mese di luglio, si trasferisc­e in Alaska a pescare il salmone. Poi però si torna a Marettimo, ad accogliere i turisti nelle proprie case e a far assaporara­re i piaceri dell’isola (se ogni isola ha una sua padrona di casa, Marettimo ha Cettina). Chi sceglie Marettimo vuole vivere da isolano: qui sentieri e mulattiere conducono fino alla cima del monte Falcone. Fare il giro dell’isola con la barca di Pippo, che ha anche i gerani come ornamento, vale il viaggio. Al porto, di mattina, il bar ristorante di Giovanni è un ritrovo per la scelta della spiaggetta dove andare a fare il bagno (in barca o a piedi: non circolano auto a Marettimo). Dopo il mare, c’è l’aperitivo al Tramontana poi la cena da Franco al Pirata, con la pasta con aragosta in brodo.

Mondanità. Tra sushi e tramonti

Gli hotel sono deliziosi (dallo storico Raya al Lisca Bianca) ma a Panarea è bello affittare casa. Appena arrivati, si fa tappa al supermarke­t Da Pina e da Filippo per comprare le pesche tabacchier­e. I frequentat­ori storici dicono che solo qui sia possibile fare il bagno ideale: il luogo d’elezione è l’isolotto di Basiluzzo. Ma per il bagno del tramonto si va a Dattilo o nella parte più aspra dell’isola, che va dallo scoglio della Pietra Nave a Cala Janca. La mondanità dell’aperitivo è concentrat­a al Bridge, dove agli ospiti è servito un secchiello enorme con cannucce giganti pieno di mojito, da condivider­e con gli amici. Chi ama il sushi qui trova quello più buono di tutte le Eolie: la cena finisce a piedi scalzi, ballando sui muretti. I più tradiziona­li prenotano Da Pina per la celebre frescaiola (gli spaghetti con pachino, rucola e scaglie di ricotta infornata). Titti Monastero Capua, storica frequentat­rice dell’isola, guida gli amici tra sapori (come le cotolette di Alici del ristorante Cusiritati) e riti. «Dopo cena va fatto il “giro della morte” come lo chiamiamo noi — scherza — tra Bridge e Banacalì: il tour inizia a mezzanotte per finire all’alba». Di giorno lo shopping è alla boutique “A biddikkia” o al laboratori­o della signora Pucci che dipinge costumi e parei. Più discreta, ma non meno frequentat­a, è l’isola di Stromboli: da Panarea lo spettacolo del vulcano in attività è memorabile. Ma la visione più spettacola­re è proprio al largo di Stromboli: al porticciol­o i barcaioli offrono un giro al tramonto davanti alla sciara del fuoco. Una volta in mare vale la pena allungare il «viaggio» a Ginostra, il villaggio più selvaggio dell’isola: qui La Stella apparecchi­a a lume di candela. Stromboli è un’isola dalla mondanità discreta: spesso gli incontri più sorprenden­ti sono nella Libreria dell’Isola. La più gastronomi­ca delle Eolie per molti è Salina dove al Capofaro Malvasia Resort (www.capofaro.it) lo chef Fabrizio Lanza organizza corsi di cucina. Tra le tappe consigliat­e c’è la visita all’azienda della famiglia Virgona, che produce capperi e cucunci. E se fa caldo ci si rinfresca con la granita di Alfredo, celebre in tutte le Eolie.

Il «pedi pedi tour» e le spiagge

Una volta atterrati sull’isola (la pista brevissima dietro al centro abitato ha allenato i piloti ad abili atterraggi) si entra nello spirito isolano. Si parte con la brioche al gelato a colazione al Bar dell’amicizia, fondato da don Pino Brignone, poeta e patriarca dell’isola. A Lampedusa la vita di spiaggia è il fulcro della vacanza, ideale per famiglie: la più spettacola­re è quella di Isola dei Conigli. Alla Guitcia, Gasparino gestisce un bazar e «coltiva» aiuole di gigli di mare. Ma il soggiorno non è mai ozioso: «Mondi nuovi» organizza trekking dei valloni e il «pedi pedi tour», in minibus con guida, per conoscere storia e superstizi­oni isolane. In un’ora con l’aliscafo si può raggiunger­e Linosa (le Pelagie sono tre: Lampedusa, Linosa e la minuscola Lampione). Per chi vuole cucinare, il rito è la spesa di pesce fresco alla Cooperativ­a dei pescatori. Lo shopping è semplice: le croci di Tuccio, falegname isolano, sono realizzate con il legno dei barconi con cui gli immigrati giungono sull’isola e una delle opere è stata benedetta da papa Francesco.

I fanghi. Poi la sauna naturale

Pantelleri­a ha un nuovo aeroporto disegnato dall’architetto Flavio Albanese, ispirato al vento che soffia forte nell’isola. I dammusi, le tipiche abitazioni pantesche, sono sparsi in tutta l’isola: i più belli sono quelli ristruttur­ati da Grazia e Carlo Di Dato (www.dammusoish­tar.com), dove la mattina si fa colazione con i fichi freschi. Mangiare a Pantelleri­a è un’esperienza sensoriale: La Vela, vecchia rimessa di barche a Scauri, per il Times è tra i dieci posti dove mangiare nella vita. Dopo pranzo la tappa è al Lago di Venere, per una maschera con i fanghi del fondale. Se vi piace camminare, un sentiero parte dal parcheggio di Sibà e conduce alla Montagna Grande: qui vi attende la sauna naturale nella grotta romana. Ma seguendo Peppe D’Aietti di Pantelleri­a Trekking (3284165598) ci si addentra verso la Pantelleri­a meno turistica: a passo svelto si raggiunge Gelfisèr, un cono vulcanico solcato da canyon.

Qui vale il motto «no news-no shoes»: a Ustica si abbandonan­o le scarpe, le uniche calzature ammesse sono le pinne da sub. Spiagge vere non ce ne sono: l’ideale è affittarsi una barca per tuffarsi nei fondali alimentati dalle correnti, gonfie di plancton, in cui si concentra oltre il 50 per cento delle specie che popolano il Mediterran­eo. L’entroterra, tra euforbie e ginestre è profumatis­simo come la cucina usticese, che mette in tavola la pasta con le sarde e l’aragosta in zuppa, servita al ristorante Il Faraglione, il migliore dell’isola. Tra resti di anfore romane e una miriade di grotte, non dimenticat­e in valigia boccaglio e maschera: vi serviranno per scoprire i 15 percorsi naturalist­ici subacquei della Riserva Marina.

Il paradiso dei sub. Senza scarpe

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