Corriere della Sera

Premier soddisfatt­o. Bersani carica la minoranza

L’ex segretario: «Cos’è questo Italicum, il sistema del ghe pensi mi? Ma non esco dal Pd, è casa mia»

- Dino Martirano

Il segretario del Pd Matteo Renzi dice di essere «soddisfatt­o» dell’esito dell’assemblea dei deputati dem che l’altra notte ha approvato la sua lin e a sull’Italicum: 190 favorevoli, nessun contrario, 120 assenti per blindare il testo della legge elettorale in arrivo il 27 aprile in aula alla Camera, con l’impegno di non presentare emendament­i. Ora, dice il segretario del Pd, «concentria­moci sulle priorità».

La road map è segnata, anche se la ministra Maria Elena Boschi (Riforme) dice prudenteme­nte che «in commission­e si va avanti passo dopo passo....». Lunedì, infatti, ci sarà un ufficio di presidenza del gruppo Pd convocato dal vicario Ettore Rosato (ora reggente dopo le dimissioni di Speranza) che, probabilme­nte, procederà alla «sostituzio­ne consensual­e» (il «lodo Cuperlo») dei membri della minoranza dem presenti in I commission­e. L’avvicendam­ento sarà soft, anche se non indolore, perché è stato concordato che i diretti interessat­i manifester­anno a priori la volontà di non votare il testo blindato quando si tratterà di dare il mandato al relatore. Per facilitare l’operazione è slittato a lunedì il termine per presentare gli emendament­i.

I deputati della minoranza (Giorgis, Lattuca, Fabbri, Agostini, Bindi, D’Attorre, Cuperlo) direbbero lealmente di non poter votare il testo Renzi-Boschi, modificato al Senato ma blindato alla Camera, e così accettereb­bero di essere sostituiti. Agli atti, tuttavia, verranno lasciati gli emendament­i compreso quello insidiosis­simo (piace a mezzo Parlamento) che introduce l’apparentam­ento al secondo turno tra partiti. «Uscire dalla commission­e? Ci voglio pensare» ha risposto l’ex segretario. Che continua a usare un cifra politica molto dura: «Ma quale ritirata. Ho visto più combattime­nto che ritirata. Non vado fuori dal Pd, è casa mia». Per Bersani il «combinato disposto tra Italicum e riforma che abolisce il Senato è molto pericoloso».

In buona sostanza, argomenta da giorni l’ex segretario, bisogna sempre ricordarsi che in democrazia c’è l’alternanza e può capitare che una vittoria relativa al primo turno si trasformi in una Caporetto al ballottagg­io: «Che cosa è questo Italicum? Il sistema del ghe pensi mi? Vogliamo forse aprire la strada al populismo in questo Paese?». È sicuro che il tema tornerà con prepotenza in Aula (a maggio) dove si gioca una partita con i voti segreti molto rischiosa per Renzi, anche se per Davide Zoggia alla fine nel Pd tutti, o quasi, voterebber­o sì. Per questo il governo si tiene la carta della fiducia che renderebbe inermi minoranza interna e opposizion­i.

La segretaria della Cgil intanto, Susanna Camusso, torna a polemizzar­e sull’uomo solo al comando e al Foglio dice: «Renzi? Adesso non voterei per il Pd». Renato Brunetta (FI) parla di «golpe». Alfonso Scotto (Sel) di «Sovieticum». Beppe Grillo (M5S) dice che la legge «puzza». Insieme possono dare un bel grattacapo al premier.

La scelta di Camusso La leader della Cgil: se andassimo ora alle urne non voterei i democratic­i

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