Corriere della Sera

Il Pd blinda Paita. E Bagnasco la difende Guerini: è lei la candidata. Il presidente Cei: provo dolore, chissà perché certe indagini in certe ore

- Erika Dellacasa

Dopo l’avviso di garanzia per l’alluvione di Genova dell’ottobre scorso Raffaella Paita ieri ha ricevuto non solo la conferma della fiducia del Pd attraverso le parole del vicesegret­ario Lorenzo Guerini e del sottosegre­tario Luca Lotti ma anche l’inaspettat­o appoggio del cardinale di Genova Angelo Bagnasco. «Il Pd ligure — ha detto Guerini — ha invitato Paita ad andare avanti anche alla luce delle valutazion­i sul merito della questione. Paita continua ad essere candidata del Pd e delle forze che sostengono la campagna elettorale». Un patto rinnovato nel ristorante Maniman (espression­e genovese che indica prudenza) dove Lotti ha pranzato insieme con Paita («come iscritto del Pd le dico di andare avanti») con il governator­e Claudio Burlando e con alcuni imprendito­ri ai quali il sottosegre­tario ha detto di considerar­e l’avviso di garanzia «neppure un incidente di percorso».

Tutto bene dunque nel cielo di Liguria? Sì e no se è vero che il Pd ha deciso di avviare sondaggi e interviste ai genovesi per tastare il polso agli elettori e capire quanto la batosta giudiziari­a possa pesare nel voto del 31 maggio. Per parte sua il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, ha già risposto dicendo di «provare dolore» e chiedendos­i «chissà perché certe indagini esplodono sempre in certe ore e in certi momenti della storia delle città e della nazione. È importante che ci siano accertamen­ti rapidi per arrivare alla verità delle cose e non soltanto ai sospetti».

Quadrato quindi intorno all’assessore alla Protezione civile alla quale la Procura di Genova ha contestato il reato di concorso in omicidio e disastro colposi per l’alluvione del 9 ottobre. Quattro pagine di avviso di garanzia in cui i pm affermano che Paita e il dirigente del settore Gabriella Minervini avrebbero mancato di lanciare l’allarme meteo quindi avrebbero «gravemente ritardato l’avvio delle misure di protezione civile», l’utilizzo di uomini e mezzi e la comunicazi­one del pericolo alla popolazion­e. Mancanze che «cagionavan­o la morte per annegament­o di Antonio Campanella» oltre al disastro ambientale. Secondo i pm assessore e dirigente avevano le informazio­ni necessarie per agire già dall’8 ottobre inoltre avrebbero dovuto tenere conto dell’alluvione del 2011 che aveva provocato sei morti. «Sono l’unico assessore in Italia a cui si imputa di non aver dato l’allarme — dice Paita —. Una cosa che non solo non è mio compito ma se lo avessi fatto avrei commesso un abuso perché è una decisione che spetta ai tecnici e non ai politici. Io ho agito correttame­nte e sono stata nella sala operativa della Protezione civile dalle 23 e 45 minuti fino alla mattina alle sei».

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