Corriere della Sera

Ma la «Grexit» ora non è un tabù Fa più paura il contagio di Syriza

Da Blanchard (Fmi) a Merkel, si discute dell’addio alla moneta unica

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intensamen­te a Washington, al margine degli incontri primaveril­i dell’Fmi. E nessuno si terrorizza.

È che fino a tre anni fa la Grecia era considerat­a tossica e contagiosa dal punto di vista finanziari­o. Oggi è considerat­a tossica e contagiosa dal punto di vista politico. Ma con una conseguenz­a opposta: allora, la convinzion­e era che la malattia si sarebbe diffusa se il Paese avesse abbandonat­o l’Unione monetaria, oggi si ritiene che si diffondere­bbe se vi rimanesse nei termini in cui ci vuole restare il governo di sinistra radicale di Alexis Tsipras. Blanchard ritiene probabilme­nte che, negli scorsi tre anni, l’eurozona sia cambiata al punto di potere sopportare uno choc del genere, pur con i contraccol­pi del caso.

Poco prima di lui, un’opinione simile l’hanno sostenuta, sempre dall’America, Warren Buffett — il cosiddetto «Saggio di Omaha» per la sua immensa abilità di investitor­e — e il finanziere George Soros. Per non dire degli economisti tedeschi, in testa Hans-Werner Sinn, che consiglian­o ad Atene di abbandonar­e l’euro per rimettersi in sesto.

Anche il politico più potente di Germania dopo Angela Merkel, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, non solo ha detto di non aspettarsi risultati nei negoziati tra governo ellenico e partner europei negli incontri previsti la settimana prossima: ha sostenuto che tutte le ipotesi riguardant­i la Grecia sono già più o meno considerat­e dai mercati, che cioè anche le onde di una Grexit sarebbero gestibili.

Le stesse indiscrezi­oni del settimanal­e tedesco Die Zeit, secondo il quale il governo Merkel starebbe preparando un piano per cercare di gestire il caso ellenico anche se Atene facesse default sul pagamento di una rata di debito, sono il segno più di una presa d’atto della gravità della situazione che non di una soluzione stabile; o forse, addirittur­a, il posizionam­ento

Contagio La Grecia è considerat­a tossica e contagiosa politicame­nte I mercati Secondo Berlino le onde d’urto di una Grexit sarebbero gestibili

per evitare che Berlino venga accusata di non avere fatto il possibile per evitare la Grexit (che comunque Merkel tutt’ora non vuole e che dunque subirebbe).

Alcune dichiarazi­oni possono essere tattiche in vista del prossimo giro di negoziati tra ministri delle Finanze dell’eurozona: per il 24 aprile è programmat­a una riunione in teoria importante (ma forse no). Di base, però, in molti governi europei — quello tedesco ma anche quelli olandese, spagnolo, portoghese, irlandese, slovacco — sta crescendo la convinzion­e che fare concession­i significat­ive al governo di sinistra di Atene sarebbe tossico, nel senso che non solo darebbe forza a movimenti simili in altri Paesi ma anche stravolger­ebbe e minerebbe le basi politico-economiche sulle quali sono stati costruiti cinque anni di interventi per affrontare la crisi dell’eurozona. In più, sta affermando­si un’idea nuova, riassunta in una lettera del presidente dell’Istituto Bruno Leoni, Franco Debenedett­i, al Financial Times due giorni fa: «Se avviene per ragioni di democrazia, non c’è motivo che l’uscita dall’euro della Grecia segni la fine dell’euro e dell’Europa. Si potrebbe persino sostenere il contrario, e cioè che il non accettare la scelta democratic­a di un Paese sia la fine di quello che l’Europa dichiara di essere».

@danilotain­o

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