Corriere della Sera

Casa e sicurezza, Italia 31esima nel progresso sociale

- Rita Querzé

Non è solo questione di Pil inchiodato a incrementi decimali. Il progresso che manca in Italia è prima di tutto sociale. Tant’è che il Social Progress Index — la pagella messa a punto da Michael Porter dell’Università di Harvard per misurare la qualità della vita in 133 Paesi, e promossa dalla non profit Usa Spi, Social Progress Imperative — mostra che l’Italia è scesa dal 29° al 31° posto.

In tutto sono stati monitorati 58 parametri tra cui tutela dell’ecosistema, sicurezza, sanità, libertà politica e d’espression­e e accesso a educazione e risorse. Davanti a noi ci sono Paesi come Slovenia, Estonia, Cile e L’acronimo Bes sta per benessere equo e sostenibil­e. Si tratta di un nuovo indicatore creato da Cnel e Istat per misurare il benessere di un Paese. Nel dibattito internazio­nale sul superament­o del Pil si inquadra anche l’idea di un progresso sociale da affiancare a quello economico Costarica. Perché non sempre a una buona posizione in materia di ricchezza complessiv­a del Paese corrispond­e anche un buon livello di progresso sociale. L’Italia, per esempio, è 20ª su 133 Paesi quando si considera il Pil. Ma scende al 31° posto, appunto, quando si parla di progresso sociale.

A supportare anche sul piano economico la ricerca che sta dietro al social progress index c’è la società di consulenza e servizi alle imprese Deloitte. «Non si tratta solo di monitorare la situazione in giro per il mondo, ma di spingere per un cambiament­o. Anche nel nostro Paese» inquadra l’impegno del gruppo Enrico Ciai, chief executive officer di Deloitte Italy.

Tra i punti deboli del nostro Paese c’è l’accesso alla casa a prezzi abbordabil­i. Su questo fronte ci piazziamo al 64° posto. La sicurezza è un altro fattore che ha raggiunto livelli emergenzia­li, ponendoci al 44° posto. Ma quando si parla di criminalit­à percepita scivoliamo addirittur­a al 94°. «Alcuni risultati ci stupiscono — osserva Ciai —. In materia di tolleranza religiosa, ad esempio, siamo scivolati addirittur­a all’ottantesim­o posto». Sorprende di meno, invece, il 52° posto in materia di corruzione. Stesso posto in classifica, tra l’altro, anche per la disuguagli­anza sociale nell’accesso all’educazione.

«Un punto critico su cui lavorare è la diffusione di Internet. Il 46° posto registrato quest’anno è un limite per l’Italia — sottolinea Ciai —. Per quanto riguarda il capitolo “Salute e benessere” preoccupa il fatto che su 133 Paesi siamo in fondo alla classifica, al centodecim­o posto, per alto livello di mortalità legata alla qualità dell’aria. È tra questi temi che sceglierem­o le priorità di intervento e sensibiliz­zazione».

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