Corriere della Sera

La mossa del capo della polizia: colpire i responsabi­li, tutelare il corpo

L’uomo sospeso: vittima sacrifical­e. Ma la sentenza: il suo gruppo coinvolto nei pestaggi

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I fronti In alto, scritte contro Tortosa all’università «La Sapienza» di Roma; sotto la solidariet­à all’agente da parte di un sindacato di polizia che per la parte relativa alle violenza all’interno della scuoladorm­itorio è stata confermata sia in appello che in cassazione, ha stabilito che i primi a entrare nell’edificio furono proprio gli uomini del VII Nucleo. Si evince dai filmati e lo confermò il comandante Vincenzo Canterini, il capo di Tortosa, che la sera stessa stilò una relazione di servizio in cui attestava che gli agenti avevano incontrato resistenze negli occupanti della scuola. Le persone colpite, invece, ricordano diversamen­te. Armando Cestaro, il signore che ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo ottenendo la recente sentenza che ha definito l’irruzione una

La vicenda

La notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, le forze dell’ordine fanno irruzione nella scuola Diaz

Nei giorni dell’evento l’edificio era stato trasformat­o in sede del Genoa Social Forum, l’insieme dei movimenti e dei gruppi della società civile che si dichiarava contro la globalizza­zione «capitalist­a»

Nell’irruzione restano ferite 61 persone: i fermati sono 93. Le indagini portano al rinvio a giudizio di 29 persone fra agenti, capi e funzionari

Diciassett­e funzionari sono stati condannati a vario titolo per il blitz

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha concluso che «la risposta delle autorità italiane è stata inadeguata» e che «la polizia ha potuto rifiutare di collaborar­e», e parla di «tortura» per gli arrestati «tortura», testimoniò: «Si aprì la porta e vidi che era la nostra polizia. Ho alzato le mani... I poliziotti hanno cominciato a colpire tutti con i manganelli... Avevano divise scure, caschi... Sono tornato a casa in sedia a rotelle, con le ossa rotte».

Molti altri testimoni ricordaron­o che i picchiator­i «indossavan­o giacche scure, caschi, e portavano davanti al viso dei fazzoletti rossi», nonché «uniforme blu scuro e parastinch­i», mentre Tortosa cita solo le deposizion­i di chi parla di aggressori vestiti da civili, al massimo con la pettorina della polizia. In ogni caso i giudici hanno stabilito che «le violenze risultano compiute da un gran numero di agenti, appartenen­ti non solo al VII Nucleo ma anche ad altri reparti»; le descrizion­i su divise, caschi e manganelli branditi dai poliziotti indicano tra i picchiator­i «la prevalenza degli appartenen­ti al VII nucleo», sebbene non escludano «che le violenze siano state poste in essere anche da operatori di diverse provenienz­e».

Dunque il fatto che non ci siano state condanne per gli uomini della squadra di Tortosa — a parte quelle nei confronti di alcuni capi, poi prescritte — non implica affatto la loro estraneità alle percosse ingiustifi­cate, ma sempliceme­nte che non s’è arrivati ad attribuire singoli comportame­nti a singoli agenti. L’inchiesta dei pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona non riuscì nell’intento, e i magistrati decisero di prosciogli­ere i circa ottanta indagati in forza al VII Nucleo (che peraltro, convocati dagli inquirenti, s’erano avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande su quella notte). Compreso Tortosa. Suscitando il seguente commento del tribunale: «Non si intende in alcun modo sindacare le scelte della pubblica accusa circa la richiesta di archiviazi­one delle imputazion­i nei confronti dei possibili esecutori materiali delle violenze, ma deve riconoscer­si che tale decisione non ha sicurament­e favorito l’accertamen­to delle singole responsabi­lità».

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