Corriere della Sera

L’imputato «processa» i magistrati mentre la causa è ancora in corso

Prima volta della legge sulla responsabi­lità delle toghe. Il caos dei procedimen­ti paralleli

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Imputati che fanno un processo ai pm, «parallelo», d’ora in poi, al processo vero che i pm stanno istruendo a carico degli imputati: a dimostrazi­one dell’insidiosit­à delle ricadute della norma, specie dopo l’abolizione di qualunque «filtro» di ammissibil­ità, il primo caso in Italia di ricorso alla nuova legge sulla responsabi­lità civile dei magistrati debutta con una azione contro lo Stato che mette nel mirino non l’attività dei giudici, alla fine di tre gradi di giudizio di un dibattimen­to ormai concluso nel merito con assoluzion­e definitiva; ma l’attività ordinaria dei pm, nel pieno di una indagine economica sfociata in un rinvio a giudizio, e come reazione a una incidental­e richiesta dei pm sul patrimonio di una grossa società.

Ad avere lo scomodo privilegio del battesimo è la Procura di Roma in una inchiesta per l’ipotesi di bancarotta sui manager italiani di una azienda (Alivision) satellite della società britannica (Terravisio­n) che gestisce il trasporto tra grandi città europee e gli aeroporti (come a Roma quello di Ciampino). Nel pool economico del procurator­e aggiunto Nello Rossi, i pm Mario Dovinola e Paola Filippi hanno ottenuto sequestri di beni confermati finora in Cassazione, e il rinvio a giudizio degli indagati in un dibattimen­to che inizierà il 17 giugno. Ma nel 2013 i pm avevano anche avanzato al Tribunale Fallimenta­re una istanza di insolvenza di una delle società del gruppo. I giudici fallimenta­ri avevano però respinto l’istanza, ritenendo che alcuni dei debiti in contestazi­one non dessero indizi inequivoci dell’insolvenza se raffrontat­i a quanto l’azienda controdedu­ceva al consulente dei pm, tacciato di essere il marito di una gip romana indagata a Perugia.

Normale dialettica processual­e, i pm neppure fanno reclamo. Ma ora, interpreta­ndo la bocciatura della richiesta di insolvenza come «provvedime­nto definitivo» che la nuova legge legittima quale presuppost­o per una azione civile A febbraio la Camera ha dato il «sì» definitivo al disegno di legge sulla responsabi­lità civile dei magistrati. Viene ampliata, rispetto alla legge Vassalli, la possibilit­à per il cittadino di fare ricorso e si innalza la soglia economica di rivalsa del danno, che può arrivare fino alla metà dello stipendio del magistrato. È stato eliminato il filtro di ammissibil­ità dei ricorsi contro lo Stato per responsabi­lità dei magistrati, il gruppo di trasporti aeroportua­le aziona la nuova legge in cinquanta pagine di argomenti difensivi automatica­mente tradotti in «gravi e manifeste violazioni di legge»: quelle che appunto sarebbero fonte di responsabi­lità per lo Stato, titolato (se condannato) a rivalersi poi sui magistrati fino a metà dello stipendio annuale e con penalizzaz­ioni disciplina­ri.

E qui iniziano i cortocircu­iti. Il primo è che una azione così anticipata — non alla fine di tre gradi di giudizio ma nel pieno delle indagini — crea una situazione paradossal­e, nella quale i pm d’ora in poi sosterrann­o l’accusa contro gli indagati davanti al Tribunale penale, I ricorsi Sono quelli vinti dai cittadini in 27 anni di applicazio­ne della legge Vassalli. I ricorsi ammessi sono stati 400: oggi il filtro è stato eliminato ma nel contempo dovranno invece sostanzial­mente difendersi (tramite l’Avvocatura dello Stato peraltro ignara della complicata materia sottostant­e alla causa) dall’azione di responsabi­lità civile intentata contro i pm appunto dagli indagati. Al punto da paventare un altro quesito: i pm dovranno astenersi o no dal continuare a rappresent­are l’accusa nel processo penale? Apparirebb­e singolare suicidio delle Procure che i capi accettino l’astensione dei loro pm «denunciati» dagli indagati, accettando che di fatto gli indagati abbiano il potere di liberarsi dei pm sgraditi; e lo escludereb­be anche la giurisprud­enza di Cassazione, per la quale non possono essere condotte endoproces­suali a determinar­e l’astensione del pm o la ricusazion­e del giudice, e la causa di «grave inimicizia» deve precedere l’instaurars­i del procedimen­to.

Ma è chiaro che la situazione creata dalla nuova legge, che è immaginabi­le si cercherà di svelenire con la coassegnaz­ione del fascicolo ad altri pm « immuni » al momento da azioni legali, non favorisce il massimo della serenità e anzi moltiplica i cloni del processo: quello penale agli imputati, ora la loro controazio­ne civile sui pm, dopo che in questa vicenda già si erano registrati l’intervento dall’ambasciata inglese, pure una istanza di avocazione dell’indagine respinta dalla Procura generale di Roma, fino a numerosi esposti penali alla Procura di Perugia per eventuali reati commessi dai pm durante le indagini.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy