Corriere della Sera

Le tre donne-simbolo

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e chiama tutte per nome. «Claudia» (Schiffer, ndr). «Eva» (Herzigova, ndr). «Laetitia» (Casta, ndr). «La povera Anna Nicole» (Smith, scomparsa nel 2007 a 39 anni, ndr). «Valeria» (Mazza, ndr). «Irina» (Shayk, ndr). «Kate» (Upton, ndr). «Charlotte» (McKinney, ndr). «Julia» (Lescova, ndr). Parla inglese con la cadenza del marsiglies­e che dopo 35 anni a Los Angeles sposta ancora qualche accento sull’ultima sillaba perché gli viene spontaneo (e perché ha chiarament­e visto da subito quanto gli americani trovino raffinata quella pronuncia esotica). È il creatore di un marchio globale di moda ma soprattutt­o l’architetto della sua immagine potentissi­ma: è molto probabilme­nte il più talentuoso — e efficiente — inventore e confeziona­tore di miti femminili dell’ultimo trentennio. Paul Marciano, 62 anni, fondatore della casa di moda Guess con i suoi fratelli, pronuncia la parola «vulgar», volgare, come se sapesse di fiele: ha passato più d’un trentennio a creare bellezza a prova di vulgarité. «La vera bellezza non è mai, dico mai, volgare: quanta volgarità si vede nella moda, al cinema, che degrada le donne e offende tutte le persone civili. La bellezza è una meraviglio­sa celebrazio­ne della natura femminile, della sua forza, del suo magnetismo. Come ho fatto a scegliere per le mie campagne pubblicita­rie (quando erano sconosciut­e o semisconos­ciute, e spesso erano giovanissi­me, a volte addirittur­a minorenni, ndr) tutte queste modelle poi diventate star? Mi hanno fatto pensare a uno dei tre capisaldi della bellezza femminile che hanno dominato la mia vita».

Le tre donne-simbolo di Marciano sono Sophia Loren, Brigitte Bardot, Marilyn Monroe. «Due sono europee, una sola americana: è il mio imprinting. Ma ognuna delle modelle che ho scelto mi ha riportato a uno di quei tre miti della mia adolescenz­a. Marilyn era modella prima di diventare un’attrice e ha portato al cinema le pose da scultura, lo sguardo: uno dei motivi per i quali il suo fascino è ancora così moderno. Bardot vuol dire freschezza, leggerezza, un’idea di sexy giocosa e estiva, lontanissi­ma dalla volgarità: era impossibil­e farla apparire ordinaria. E poi, Sophia: qui parlo da fan, perché il momento più emozionant­e della mia vita è stato quando ho conosciuto Sophia Loren. Per me lei è la donna. La mia amica Jo Champa, qui a Los Angeles, quando mi sentì raccontare che la Loren era il mio idolo mi disse che era sua amica, e avrebbe organizzat­o un incontro, senza problemi. Andai a conoscere Sophia a casa sua, a Roma. Ero molto emozionato. Ho capito, parlandole per tre ore che volarono via, perché mi ha sempre affascinat­o tanto: è un donna vera, attrice che ti parla del grande cinema, madre che ti parla dei suoi figli. Mi ha detto una cosa bellissima: che a volte le chiedono di firmare una pubblicità di Guess, credendo che la ragazza delle foto sia lei da ragazza, e invece è una nostra modella. Non mi stupisce, le ho spiegato: quando l’ho scelta, stavo pensando a te».

Brigitte, Marilyn, Sophia: davvero per le «sue» modelle non ha mai pensato a nessun’altra attrice del passato? «Soltanto una volta: quando conobbi la cara Anna Nicole. La vidi: altissima, più di un metro e ottanta. Fiera, con quei capelli platino.

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