Corriere della Sera

Un’inchiesta (Egea) del giornalist­a Roberto Bonzio sui creativi approdati in California Ricordano i loro antenati che esploraron­o il Mississipp­i o seguirono il generale Custer

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avere una cosa buona come la pasta è un buon motivo per non andare mai al ristorante giapponese. Ovviamente uno potrebbe andarci e decidere che preferisce la cucina italiana, o scoprire che nemmeno quella giapponese è male. Ma se avere una cosa buona come la pasta, una grande tradizione, spinge molti a ritenersi il centro del mondo e a non nutrire la curiosità di conoscere e provare quello che c’è altrove… Questo è un problema».

I nostri bisnonni, come ricorda Bonzio, che ha sviluppato il suo progetto Italiani di Frontiera dopo essersi trasferito per sei mesi in California con tutta la famiglia, non ebbero paura di avventurar­si lontano lontano. Il bergamasco Giacomo Beltrami arrivò per primo alle sorgenti del Mississipp­i e scrisse il primo Sioux Vocabulary. E il fotografo napoletano Carlo Gentile comprò, liberò e fece studiare un bambino apache che col nome di Carlos Montezuma e una laurea in medicina sarebbe diventato il pioniere nella difesa dei pellirosse. E il bellunese Carlo DeRudio e il salernitan­o Giovanni Crisostomo Martino, dopo aver partecipat­o al Risorgimen­to, finirono col generale Custer nell’inferno di Little Bighorn riuscendo a portar a casa la pelle.

E di avventura in avventura, ecco Amadeo Giannini, che il giorno dopo il sisma di San Francisco del 1906, mentre Enrico Caruso che era lì in tournée girava cantando tra le macerie per tener su il morale ai terremotat­i, piazzò «sul molo due barili con sopra un tavolaccio e un cartello con la scritta: “Si fa credito a tutti”» e gettò così le basi della Bank of America, la più grande banca del mondo. E coi suoi dollari finanziò il mitico Golden Gate Bridge voluto dal sindaco Angelo Rossi. E poi due studenti di Stanford, che nel 1938 misero su un laboratori­o pionierist­ico in un garage di Palo Alto: erano Bill Hewlett e David Packard. E quel garage è oggi un monumento nazionale. C’è una targa: «Questo è il luogo di nascita di Silicon Valley».

L’autore

Roberto Bonzio, autore del volume

(Egea) è nato a Mestre cinquantaq­uattro anni fa. Ideatore del progetto multimedia­le «Italiani di frontiera», è stato giornalist­a ai quotidiani «Il Gazzettino» e «Il Giorno» e alla agenzia «Reuters». Per sei mesi Bonzio si è fermato a Palo Alto, in California, raccoglien­do storie attraverso incontri e interviste a ricercator­i e giovani startupper di successo. Tornato in Italia, Bonzio ha realizzato racconti sul web e per i social media con la convinzion­e che Silicon Valley aiuti a capire le potenziali­tà nascoste del nostro Paese

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