Corriere della Sera

Italiani alla Frontiera del web Sono i nuovi cercatori d’oro I nostri emigranti ancora protagonis­ti, dalle pepite all’hi-tech

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Mountain View di Google, hanno trovato la loro pepita. Tutti arrivati, nell’arco d’una cinquantin­a di anni, con lo spirito che Stefano Bernardi, ingegnere informatic­o e primo dipendente di Betable, una società di giochi che in tre anni ha raccolto finanziame­nti per 23 milioni di dollari, ha raccontato al «Sole 24 Ore»: «Volevo giocare in serie A nel posto più meritocrat­ico del mondo». Un posto dove «tutti inseguono un’utopia: vogliono cambiare il mondo. E ci credono. Tutti intorno a te si licenziano per creare una startup da one billion dollar. Tutte le conversazi­oni girano intorno alla domanda: come faccio a fare una startup da un miliardo di dollari?».

Una banda di pazzi egocentric­i affamati di denaro e di successo? Niente affatto, risponde Faggin: «In Italia c’è l’idea che esiste una torta “finita” e se io prendo una fetta più grande, faccio sì che quella degli altri diventi più piccola». Lì no, lì è chiaro «che se uno lavora e crea nuove industrie, la torta diventa più grande e quindi anche se la fetta che uno prende è grande, anche la fetta degli altri è più grande».

E tutto ruota, spiega a Bonzio il grande genetista Luca Cavalli Sforza, già docente a Stanford dagli anni Sessanta, intorno allo «spirito di squadra» e all’università: «Prendendo parte ai concorsi per eleggere i professori delle cattedre vacanti ho imparato che cos’è la meritocraz­ia fatta sul serio: ci si scervella veramente per capire qual è il candidato migliore » . Al contrario, in Italia «c’è la tendenza a portare sempre i propri allievi… Ora, quando si portano i propri allievi si portano le proprie idee, cioè non si portano le novità e si porta la roba vecchia».

Ricordate l’invettiva di Tommaso Marinetti contro la pasta, «assurda religione gastronomi­ca italiana, simbolo passatista di pesantezza, ponderatez­za, tronfiezza panciuta»? Francesco Lemmi, Senior Director Cell Engineerin­g a InnovaLigh­t, rilancia: «Il problema dell’Italia potrebbe essere… la pastasciut­ta. Nel senso che per molti italiani,

Da noi si mettono in cattedra gli allievi, ovvero le proprie idee, non chi ne ha di nuove

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