Corriere della Sera

IMPERO ROMANO D’ORIENTE LA METÀ DIMENTICAT­A

- Mario Taliani mtali@tin.it

Mia figlia di 11 anni, frequentan­do la prima media, mi ha chiesto un aiuto per una ricerca su Giustinian­o. L’imperatore bizantino riuscì a ricomporre, seppur marginalme­nte, quanto era rimasto dei territori dove un tempo si diceva con orgoglio «civis romanus sum». Le vorrei chiedere se anche lei ha l’impression­e che le vicende storiche dell’Impero romano d’Oriente vengono studiate in modo non dico superficia­le, ma di certo marginale. Pur capendo la «visione romanocent­rica» della storia patria, è indubbio che si parla pur sempre della continuazi­one dello stesso impero dei nostri avi; sopravviss­e quasi altri 1.000 anni e mantenne molte tradizioni latine prima di soccombere anch’esso alla propria decadenza.

Isuoi sentimenti sono condivisi, con buone ragioni, da molti studiosi in quasi tutti i Paesi dell’Occidente. È vero che nelle scuole europee e americane non viene dedicata alla storia dell’Impero bizantino l’attenzione che il soggetto meriterebb­e. Ma è probabile che alle origini di questa disattenzi­one vi sia un problema di politica culturale.

Da quando la scuola si è aperta alle masse, nella seconda metà dell’Ottocento, l’insegnamen­to della storia ha immediatam­ente assunto una funzione pedagogica. Nello Stato moderno, dove il cittadino è chiamato periodicam­ente alle armi, per difendere la patria, e alle urne, per conferire ai governi una sorta di legittimit­à democratic­a, occorre dimostrare ai giovani, sin dalle scuole medie, che sono membri di una comunità nazionale di cui devono andare orgogliosi. Buona parte dell’insegnamen­to, quindi, è dedicato alla ricerca delle radici storiche di questa comunità. Come le famiglie reali europee, nel Medioevo, si proclamava­no discendent­i di antichi personaggi storici o mitologici, anche le nazioni hanno bisogno di antenati e quarti di nobiltà. Per quelle sorte in terre che furono occupate e amministra­te da Roma, questa «caccia all’antenato» è caduta, ovviamente, sull’Impero romano d’Occidente. Beninteso ogni nazione deve esaltare la propria individual­ità. Per buona parte dell’Ottocento abbiamo assistito così al ritorno in scena di antichi gruppi etnici che avevano il merito di conferire a ogni nazione la sua peculiarit­à: gli angli, i sassoni, i galli, i goti, i longobardi, i daci, i belgi, gli unni e i latini. Ma il riferiment­o comune continuò a essere, per tutti, l’Impero romano d’Occidente.

Con quello d’Oriente, nel frattempo, i legami continuava­no ad allentarsi. Più passava il tempo, più le due metà dell’Impero romano avanzavano lungo percorsi sempre più divaricati. Mentre la nascita del Sacro Romano Impero creava nuovi vincoli fra le sue province occidental­i, l’Impero bizantino diventava uno Stato asiatico.

Credo che siano queste, caro Taliani, le ragioni per cui le scuole medie dell’Europa occidental­e, con l’ovvia eccezione delle scuole greche, trascurano generalmen­te l’Impero bizantino o si limitano a parlarne con riferiment­o all’opera giuridica di Giustiano. Questo non significa che la storia di Bisanzio sia trascurata nelle Università dove esistono, anche in Italia, eccellenti studiosi. Significa più sempliceme­nte che la storia bizantina non è considerat­a indispensa­bile per la formazione del cittadino europeo.

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