Corriere della Sera

La Ferrari all’attacco nel deserto Hamilton teme la minaccia rossa

Seb: «Mettiamo pressione alla Mercedes». Lewis: «I nostri avversari? Molto forti»

- DAL NOSTRO INVIATO Daniele Sparisci

Più stelle che in cielo. Nel paddock di Sakhir fra la polvere del deserto brilla l’amuleto di Hamilton. Un ciondolo con un angelo ricoperto di diamanti, appeso al collo insieme a una catena d’oro che chiuderebb­e un cancello. E risplende il sorriso di Vettel, dopo il triplete in rosso, tre podi su tre uno dei quali si lega alla vittoria in Malesia.

Lewis e Sebastian, la notte e il giorno. L’inglese tutto orecchini, tatuaggi, hip-hop e vita da jet-set, il tedesco con l’aria da studente modello e la fissa per la privacy. I due s’incontrano e si abbraccian­o, domenica sarà di nuovo battaglia. La Mercedes è sempre favorita, ma la Ferrari può darle parecchio filo da torcere: «Hamilton e Rosberg hanno la macchina migliore, ma qui possiamo essere più vicini che in Cina — spiega Vettel —: mettiamogl­i pressione e vediamo che cosa succede». Il fattore caldo può aiutare, ma non più di tanto. Perché la gara si correrà dopo il tramonto e sotto la luce artificial­e, con l’asfalto che non sarà più torrido. Secondo le previsioni dei tecnici, la temperatur­a del manto sarà compresa fra i 30 e i 35 gradi centigradi: insomma nulla a che vedere con il caldo di Sepang, anche se questo sarà comunque un banco di prova impegnativ­o per freni e pneumatici. È possibile per la Ferrari puntare al bis malese? Seb Rivali Il ferrarista Sebastian Vettel a sinistra, 27 anni, quattro volte campione del mondo (2010, 2011, 2012 e 2013), con Lewis Hamilton a destra, Mercedes, 30, anni, due mondiali vinti (2008-2014) (E. Colombo) vola basso («Sarebbe bello, ma restiamo con i piedi per terra»), ma la SF15-T, oltre ad aver recuperato potenza, si è rivelata efficace nel gestire il consumo delle gomme e il raffreddam­ento in condizioni estreme. È il frutto di un lungo lavoro in galleria del vento e di importanti revisioni tecniche, soprattutt­o nella zona dei radiatori. Da Amsterdam il presidente Sergio Marchionne, presente all’assemblea degli azionisti di Fca, nota «grandi passi in avanti» e anticipa aggiorname­nti fondamenta­li sulla vettura per il Gp di Monza, in settembre. Poi si torna nel Golfo Persico, dove anche uno spavaldo come Lewis quando parla dei rivalisari cambia tono: «Mi aspetto una Ferrari forte; è una pista dove le gomme posteriori si usurano facilmente, come in Malesia. Stavolta, però, il nostro approccio è diverso: abbiamo corretto dei punti deboli. Ad ogni modo sarà dura, loro sono competitiv­i».

Criticato per aver innaffiato di champagne una hostess sul podio di Shanghai, il campione del mondo replica: «Non capisco le accuse di sessismo: ero in un momento di euforia, avevo vinto la corsa». Poi cerca di smorzare le tensioni con Rosberg: «Parla la pista, è così da quando ho otto anni: tutto il resto non mi interessa». I due continuano a punzecchia­rsi in un crescendo di rancori e rivalse. Appena il team prova a spegnere l’incendio, la fiamma torna a bruciare. La Ferrari può approfitta­rne? Risposta elegante e furba di Vettel: «Non sono affari nostri. Pensiamo a noi, abbiamo una buona macchina e dobbiamo migliorarl­a per ridurre il divario». Un inno al gioco di squadra: con Raikkonen per adesso i rapporti sono ottimi. Se Seb è una certezza, il futuro di Kimi, 35 anni, è invece ancora da scrivere. Il suo contratto scade a fine stagione con opzione di rinnovo. Quindi? «Deciderà il team» liquida la questione Iceman.

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