Corriere della Sera

Il momento modaiolo di «Top», un programma da Anni 80

- Di Aldo Grasso

Forse, nell’intenzione degli autori, «Top. Tutto quanto fa tendenza» avrebbe dovuto ripetere i fasti di «Odeon. Tutto quanto fa spettacolo» (1976), il celebre magazine di Brando Giordani ed Emilio Ravel. O forse quelli di «Moda» (1984) di Vittorio Corona. Forse. Perché, in realtà, questo «nuovo» magazine di Rai1 non si capisce bene cosa sia: una carrellata di nuove tendenze, una promozione di marchi della moda, un momento modaiolo del Servizio pubblico? Che poi, a ben pensarci, non c’è niente di più convenzion­ale della tendenza: serve solo a vendere divise. La prima puntata era dedicata al concetto di trasformaz­ione (ma poteva anche essere dedicata

Vincitori e vinti

PSG - BARCELLONA Neymar La Champions domina la serata: per Canale 5 4.934.000 spettatori, 17,9% di share. VELVET Miguel Angel Silvestre Su Rai1 la fiction-soap per un pubblico femminile: 3.446.000 spettatori, 13,1% di share. ad altri concetti e nessuno se ne sarebbe accorto): nei saloni del MAXXI di Roma, Francesca Lancini ha incontrato Nina Zilli e fra le due sono nati discorsi che nemmeno al bar (mercoledì, ore 23).

Gli autori Angelo Mellone, Marco Zampetti, Vincenzo Galluzzo e Valeria Oppenheime­r hanno idee da vendere e così ci hanno proposto incontri con gli stilisti Roberto Cavalli e Alberta Ferretti sulla storia delle grandi top model nei mitici anni di «Hollywood sul Tevere», ci hanno condotto a scoprire i bar speak-easy con Riccardo Festa e la passione del burlesque con Clizia Fornasier. Accidenti, come non averci pensato prima!

Ma non basta. Poteva mancare la realtà di un marchio di «moda etica» italiano, il calabrese Cangiari? O il «sandalo gioiello», René Caovilla? O come indossare il tubino nero, grazie ai consigli dei Murr, una coppia di consulenti di fashion?

Il vero problema di «Top. Tutto quanto fa tendenza» è che un programma vecchio, da anni Ottanta. Vecchio nei temi trattati, nell’impostazio­ne grafica, nell’uso sproposita­to delle firme degli autori dei servizi, manco stessero riscrivend­o «Sistema della moda» di Roland Barthes. Il concetto di trasformaz­ione espresso dalla cantante Nina Zilli, nell’intenso dialogo con Francesca Lancini, non l’ho capito. Ma questa è solo colpa mia.

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