Corriere della Sera

I creditori di Atene infuriati con Syriza «Di sinistra? Frena il Pil, aiuta i ricchi»

L’accusa: ha esteso a seimila oligarchi la dilazione su 60 miliardi di arretrati dovuti al Fisco

- di Danilo Taino DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE @danilotain­o

Da tre mesi al potere in Grecia, il governo di Syriza è considerat­o dai suoi creditori tutto meno che di sinistra. Per ora – dicono – ha favorito i ricchi e i soliti oligarchi che tirano le leve del comando ad Atene da decenni e decenni.

Delle non molte leggi approvate finora dall’esecutivo guidato da Alexis Tsipras, che si definisce di sinistra radicale, una delle più importanti, ma poco propaganda­ta, è l’ampiamento anche ai seimila ricchi che prima ne erano esclusi della possibilit­à di dilazionar­e in 80- 100 rate di quello che devono al Fisco. La legge che lo permette era stata varata dal governo precedente ma la troika dei creditori - Ue, Banca centrale europea (Bce), Fondo monetario internazio­nale (Fmi) - aveva ottenuto che i seimila con più di quattro milioni di arretrati fossero esclusi dal beneficio. Syriza ha esteso anche a loro la possibilit­à: questo gruppo di ricchi deve al Fisco circa 60 miliardi. «Invece di mandare gli ispettori a visitarli e invece di rendere visibile la situazione, il governo ha introdotto uno schema automatico e oscuro», dice un funzionari­o Ue coinvolto nelle trattative.

Il Corriere ha parlato con una serie di rappresent­anti dei creditori della Grecia - che non desiderano essere citati - e ne ha tratto un quadro preoccupan­te che spiega la sfiducia che si è creata nei confronti della possibilit­à di trattare seriamente con Atene.

La leader dell’Fmi, Christine Lagarde, più di un anno fa aveva presentato una lista di grandi evasori fiscali ellenici. Il vecchio governo non aveva fatto nulla. Quello nuovo di sinistra ne ha arrestato uno, un imprendito­re, la settimana scorsa, poi rilasciato. «Bene - dice un funzionari­o -. Ma è solo simbolico: costoro dovrebbero avere tutti i controllor­i in casa. È che non c’è applicazio­ne delle leggi. Di base, c’è un gruppo di oligarchi che ancora oggi influenza pesantemen­te la politica. È frustrante vedere che un governo di outsider non ha minimament­e intaccato il loro potere». I creditori erano riusciti a creare la figura di un coordinato­re indipenden­te per la lotta alla corruzione. Syriza lo ha eliminato e ha portato la responsabi­lità in sede di governo. «Se volevi dare un segno che esiste la legge – spiega un rappresent­ante dei creditori – avresti chiesto ai greci che vivono all’estero, in posizioni importanti e non coinvolti con il sottobosco greco, di tornare a lavorare in un consiglio contro la corruzione e il potere degli oligarchi. Niente, succede anzi il contrario: i poteri nascosti hanno radici profondiss­ime nel Paese». Su una legge in campo immobiliar­e del nuovo governo che a parole favorisce i poveri, la Bce ha scritto un parere nel quale sostiene che va a favore dei ricchi, in quanto crea rischi al sistema bancario, il quale darà meno credito a chi compra casa e a tassi più alti.

I creditori europei ritengono che la situazione che si è creata ad Atene stia azzerando la ripresa che nel 2014 era iniziata. «All’inizio dell’autunno scorso - dice uno di loro - la Grecia era avviata a una crescita del 2,9% nel 2015. E la disoccupaz­ione era in calo. Ora, la debolezza dell’economia è evidente: recessione o meno – vedremo – di certo Syriza non solo non ha colto l’opportunit­à di essere il governo del rilancio, ha anche creato una situazione in cui non investe più nessuno. E pensare che l’anno scorso la Grecia aveva raccolto sui mercati, dove era tornata una certa fiducia, quattro miliardi per lo Stato e otto per le banche: da investitor­i privati. Che ora sono scappati».

In Grecia, gli inviati dei cretrario ditori sono rimasti scioccati dalla differenza abissale di approccio ai problemi con, ad esempio, l’Irlanda, un altro Paese finito in grandi difficoltà e che aveva firmato un programma di riforme in cambio di aiuti. «Quando abbiamo fatto un accordo con Dublino nel 2010 - dice un funzionari­o che era sia in Irlanda che in Grecia - il governo l’ha subito fatto suo, l’ha portato avanti. E ha funzionato. Ad Atene, noi abbiamo avuto lo stesso approccio ma i governi - anche quelli precedenti all’attuale - non lo hanno mai considerat­o loro. Il testo delle leggi non era mai quello concordato, i tempi di presentazi­one al Parlamento nemmeno, le circolari per attuarlo erano il con- di quello che avrebbero dovuto essere, e la loro applicazio­ne non c’era. Su ogni cosa dovevamo intervenir­e: e da qui è nata la favola che la troika interferiv­a. Non è così».

Passi indietro - dicono i creditori - si stanno facendo sulla riforma del mercato del lavoro, dove Syriza vuole tornare al passato sulla contrattaz­ione collettiva e riportare a livelli tra i più alti in Europa il salario minimo; nell’Amministra­zione pubblica; nel sistema giudiziari­o; nelle privatizza­zioni che potrebbero tagliare le unghie ai potentati monopolist­ici. Praticamen­te ovunque. La Grecia di Syriza - di sinistra? - arretra. Pericolosa­mente.

La corruzione Il governo di Syriza ha eliminato la figura del coordinato­re per la lotta alla corruzione

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