Corriere della Sera

«Bene i giovani in FI, i più esperti però non si toccano»

- Paola Di Caro

Oggi c’è solo una cosa da fare: gettarsi «anima e corpo» in una campagna elettorale che secondo Mariastell­a Gelmini — ieri a Genova con lo stato maggiore di FI a sostenere Giovanni Toti — «può darci grandi soddisfazi­oni» laddove si è riusciti a ricostruir­e una coalizione coesa di centrodest­ra. Ma assieme, oggi e dopo, bisognerà fare ancora di più: «Accogliere come un fatto naturale il rinnovamen­to anche generazion­ale del nostro partito, che è nel Dna di FI e di Berlusconi e che non significa rottamazio­ne. E accompagna­rlo ad un rinnovamen­to di idee e proposte, l’unico che può farci tornare a vincere».

Si parla di una rivoluzion­e per FI dopo le Regionali, con cambio anche di nome e simbolo: è così?

«Starà a Berlusconi deciderlo, ma è normale che un leader tanto attento al rapporto con gli elettori e la società, anche di fronte ad una perdita di consensi, pensi a rinnovare. Ed è normale che ci chieda di mettere tutti da parte personalis­mi, battaglie campali e divisioni che ci hanno fatto molto male».

Non crede che la ricucitura con Fitto, Verdini, sia ormai impossibil­e?

«Con Fitto, Berlusconi ha cercato fino all’ultimo di evitare lo scontro, ma è stato Raffaele che — pur partendo da istanze condivisib­ili — si è posto in posizione antitetica, fino a sostenere in Puglia un candidato diverso dal nostro. Per Verdini è diverso: ci sono state divergenze sulla linea politica, su come affrontare il tema delle riforme. Ma io, conoscendo il rapporto che ha Denis con il presidente, non credo alle voci che lo vorrebbero fuori dal partito, a formare nuovi gruppi».

Resta che il partito sta già cambiando pelle: ai vertici sono approdati Fiori, Ruggieri, nelle liste si punta su tanti nomi nuovi, la vecchia FI già sembra in soffitta...

«Berlusconi ha dato spiegazion­i convincent­i su quello che sta accadendo: si devono dare opportunit­à ai giovani, a nuove forze, come abbiamo sempre fatto. Io a 32 anni fui nominata coordinato­re regionale, e non significò buttare a mare chi c’era prima di me. Serve la gioventù — non solo della società civile ma anche dei tanti bravi amministra­tori azzurri sul territorio — e serve l’esperienza, nessuno pensa di fare a meno di colleghi preziosi come Matteoli, Romani, Gasparri».

Intanto Renzi minaccia di portarvi al voto se la legge elettorale non passerà

«Comunque vada, Renzi ha già perso questa partita. Non si sarebbe trovato a fare minacce se avesse valorizzat­o la disponibil­ità di Berlusconi a fare assieme le riforme. Ora, se le otterrà, sarà a prezzo di un Parlamento spaccato. Spero poi che non abbia intenzione di mettere la fiducia, perché sarebbe gravissimo».

In un quadro che potrebbe logorarsi, è arrivato il momento di Marina a capo di FI?

«Si parla di un suo eventuale ingresso in politica da tanto tempo, lei ha sempre smentito. Non tocca a noi tirarle la giacca: se lo vorrà, sarà lei ad annunciare un suo impegno».

La legge elettorale «Renzi? Ora non farebbe minacce se avesse valorizzat­o le aperture di Berlusconi» Il cambio di nome e di simbolo di FI? È normale che un leader attento al rapporto con gli elettori, anche di fronte a una perdita di consensi, pensi a rinnovare

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