In pista Schumi Jr, sul casco 7 stelle come i titoli del padre
Oggi in Formula 4 corre il 16enne Mick. Stupito dai media: «Ma questi fotografi ci saranno sempre?»
È un caso, soltanto un caso, che i caschi di Michael Schumacher, per oltre dieci anni, siano usciti da una fabbrica, la Schuberth, a soli 30 chilometri da qui, a Magdeburgo, in Sassonia-Anhalt, Germania nord orientale. Proprio da qui, dove ieri mattina le sette stelle del sette volte campione del mondo sono tornate in pista. Impresse in rilievo sul casco verde acido di Mick, suo figlio, 16 anni compiuti a marzo, al suo debutto in Formula 4.
Non era facile indovinare quali pensieri ribollissero nella testa dell’unico erede maschio della leggenda della Ferrari quando, alle 16 e 10 di ieri, si è infilato il passamontagna bianco, ai box, sotto lo sguardo più materno che manageriale di Sabine Kehm, storica portavoce del padre. «Dimmi — le ha sussurrato Mick —, ma tutti questi fotografi mi seguiranno sempre?». Effettivamente tanti fotografi per le prove libere del campionato nazionale tedesco esordienti non si erano mai visti. Ma è vero anche che nessuno degli altri 37 adolescenti in gara ha una press agent, nei suoi primi passi tra i paddock. Un cognome famoso, invece sì, capita: alla stessa scuderia, l’olandese van Amersfoort, appartiene un Newey, Harrison Newey, figlio del direttore tecnico di Red Bull nella F1. E in Francia, in Formula 4, corre Giuliano Alesi, foglio di Jean. La differenza è che i loro padri sono nei paraggi, possono consigliarli, festeggiarli o consolarli. Mick sa, invece, che tutti gli sguardi e gli obiettivi su di lui cercano un paragone, un tratto famigliare. Anzi, un fantasma. La replica di Michael.
Nessuno sa come sia e come stia adesso il campione, 16 mesi dopo l’incidente sugli sci che lo ha sprofondato in un lungo coma, in Francia, dopo due interventi al cervello. Nessuno, tra i pochi ammessi al capezzale, può descrivere le sue condizioni. Tantomeno i medici. Ma Mick è quanto di più simile a lui si possa trovare. È Schumi tornato giovane, una promessa di resurrezione, prima che dell’automobilismo.
«È solo un ragazzo — lo protegge Sabine — timido e tranquillo. Abbiamo sempre cercato di tenerlo lontano dai riflettori e anche adesso vorremmo risparmiargli la pressione. Per lui tutto è nuovo. È presto per aspettarsi una vittoria. Saremmo contenti se si qualificasse fra i primi dieci». A fine giornata Mick è 19°, metà classifica. Non è escluso che oggi o domani, giornate di gara, ci sia mamma Corinna mimetizzata in tribuna. Ma di certo la tv è accesa, nelle stanze della casa di Gland, e papà non sarà lontano dallo schermo.