Corriere della Sera

MATRIMONIO DEBOLE SOCIETÀ PIÙ POVERA

- Luca Diotallevi

Il divorzio breve è l’ultimo di una serie di provvedime­nti legislativ­i che rendono più semplice porre fine ad un matrimonio. Il largo consenso e le timide critiche fanno apparire fuori luogo ogni polemica. Resta però lo spazio per qualche riflession­e. In questi ultimi mesi la politica ha dato il proprio contributo al congedo che la nostra società sta prendendo dal matrimonio (sempre più affare privato).

Lungi dal sottovalut­are quante sofferenze risultano abbreviate dall’accorciame­nto dei tempi necessari alla pronunzia del divorzio, ci si può però chiedere cosa è una società in cui le leggi sempre meno riconoscon­o il carattere speciale del matrimonio. Qui per matrimonio si intende quel fatto cui la Costituzio­ne italiana si riferisce ad esempio all’art. 29. L’amore tra un uomo e una donna vi è riconosciu­to capace, innanzitut­to, di alimentare eguaglianz­a giuridica e morale tra i due, e di generare un tipo di unità che merita tutela da parte della legge. Il «per sempre» e l’esclusivit­à di quel particolar­e amore, che non implica indissolub­ilità, veniva riconosciu­to dalla Repubblica come rapporto etico-sociale non unico, ma insostitui­bile e meritevole di sostegno in vista del bene comune.

La legge, di questo qui si tratta, sa sostenere solo attraverso forme, tempi e pene. Per questo forme, tempi e pene variano, perché non sempre è in gioco un valore equivalent­e. La scelta del legislator­e di semplifica­re le forme e di abbreviare i tempi di accesso al divorzio è stata estremamen­te significat­iva perché compiuta in un tempo in cui il matrimonio non è più e non pretende più di essere l’unica istituzion­e all’interno della quale è lecito praticare l’amore e la sessualità o procreare. Perché allora alterare la tutela di qualcosa che è sempre più facile non scegliere?

Le voci contrarie si sono appellate quasi sempre agli interessi dei figli. Sacrosanto, ma non basta. La Costituzio­ne fonda la famiglia sul matrimonio e non giustifica il matrimonio con il fine della famiglia. Evidenteme­nte credeva di vedere un valore dove non siamo più in grado di vederlo o che non apprezziam­o più come allora (tra l’altro cancelland­o quel matrimonio rischiamo di far dilagare modelli di famiglia diversi, fondati ad esempio sul maschilism­o).

Naturalmen­te non sarà vietato sposarsi cercando nel matrimonio anche cose che eccedono la forma del contratto. Tuttavia la domanda era un’altra: cosa è una società civile che riconosce in misura sempre minore il carattere speciale dell’amore matrimonia­le?

Se Romeo e Giulietta avessero programmat­o qualche scappatell­a, probabilme­nte i boss Capuleti e Montecchi non si sarebbero preoccupat­i tanto. Il punto è che Romeo e Giulietta volevano sposarsi, e il matrimonio è una istituzion­e e dunque, come osserva S. Žižek, una sottrazion­e di potere alle altre istituzion­i. Una società con un matrimonio più debole è una società più povera e più controllab­ile.

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