La scuola per diventare sirene
Il mermaiding, nuoto in apnea con monopinna, arriva nelle nostre piscine La tecnica ricorda la danza del ventre: scolpisce i glutei e gli addominali
A mmaliatrice da sempre. Creatura insidiosa nella mitologia. Malinconica nella versione fiabesca di Andersen. Addomesticata nella saga disneyana. Una, nessuna, centomila sirene: che sia l’incantatrice omerica, la statua in bronzo di Copenaghen o l’Ariel del cartone animato, la musa marina continua ad affascinare. Non solo per l’equazione tra movenze flessuose e potere seduttivo, complice la natura ibrida (metà donna metà uccello; nella variante ittiomorfa la parte inferiore del corpo è da pesce, forse contaminata con la figura delle naiadi, le ninfe acquatiche). Dalle Filippine agli Stati Uniti, dall’Austria alla Spagna il mermaiding, il nuoto in apnea con monopinna e coda da sirena inizia ad affacciarsi anche in Italia. Tra sport, divertimento e coreografia.
C’è chi, come Ilaria Molinari, 36 anni, campionessa italiana di apnea, all’inaugurazione della piscina più profonda del mondo, la Y-40 di Padova, si è esibita sottacqua con coda in silicone (nove chili di peso), su musica di Giovanni Allevi. «Da atleta e istruttrice, consiglio prima un training di apnea con monopinna — sottolinea Molinari — per avvicinarsi in modo più serio ai corsi da sirena». Fenomeno ancora in sordina — in altri Paesi si moltiplicano le accademie ( popolarissima quella di Manila) e le testimonial star come le californiane Hannah Fraser, 47 mila mi piace su Facebook, o Linden Wolbert, 16 mila seguaci sul social network — , ma in crescita anche da noi. Meno strutturato e a macchia di leopardo. I benefici sul piano sportivo e del benessere? «È particolarmente indicato per le donne, dal fisico più flessibile rispetto agli uomini — spiega la fuoriclasse, a suo agio a meno 65 metri — . La tecnica ricorda un po’ quella della danza del ventre, coinvolge la schiena e il bacino». Tradotto: glutei e addominali scolpiti grazie all’esercizio fisico e al potere linfodrenante dell’acqua. Se Molinari, da professionista, storce un po’ il naso di fronte al proliferare di scuole ed eventi a tema, tuttavia non può fare a meno di notare l’interesse crescente intorno a quella che potrebbe diventare the next big thing, la prossima tendenza (La Fias-Federazione italiana di attività subacquee, ha da poco lanciato corsi per i più piccoli, con pinne da squali o da sirene, a Torino, Bergamo e Cesena). Perfetta per il simulmondo mediatico nel quale realtà e finzione si confondono fino a compenetrarsi. Avatar, maschera, gioco, poco importa: la sirena, in fondo, incarna l’antica, e umanissima, vocazione alla metamorfosi.
Dagli abissi virtuali a quelli marini, aumentano le aspiranti nuotatrici con indosso code in lycra multicolori (meno realistiche, ma più agili ed economiche di quelle in lattice o in silicone). Racconta Francesca Magnone, 38 anni, milanese, fondatrice della Casa delle sirene a Golfo Aranci: «Tutto è nato con esibizioni sporadiche al Museo sottomarino. Visto il successo, da febbraio abbiamo introdotto una lezione settimanale in piscina e, da giugno, proporremo escursioni in mare, abbinate allo snorkeling, all’Isola di Figarolo». Il target? «Ragazze dai 20 anni in su — rivela Francesca — o bambine di 10, 12 anni. Per i più piccoli, stiamo pensando a corsi di acquaticità». Oltre alle virtù per modellare la silhouette, il rituale mimetico — in simbiosi con l’elemento vitale per eccellenza, con l’aggiunta di travestimento — pare funzioni anche come antidoto allo stress: «Al nuoto in apnea con monopinna — spiega l’istruttrice — associamo tecniche di meditazione e di allenamento del diaframma».
Manuela Anania, 35 anni, di Palermo, da un anno affianca all’insegnamento in una scuola primaria di Pisa la passione per il mermaiding. «Ho scoperto che negli Stati Uniti le sirene erano molto richieste ai matrimoni e alle feste private — racconta — , così ho iniziato a esercitarmi da autodidatta». Passi successivi, per affinare la tecnica, il brevetto di assistente bagnante e un corso di acquaticità per bambini fino ai quattro anni. Alle performance in veste di animatrice Manuela affianca l’impegno di divulgare la disciplina. Per ora, a seguirla sono soprattutto le colleghe. Affascinate dal mito senza tempo di un fisico da sirenetta.