Corriere della Sera

Il circolo vizioso della mediocrità

- Di Aldo Grasso

Giovedìser­a è successo quello che pavento da tempo: in Rai non sono più capaci di fare i programmi. Grandi discorsi sul servizio pubblico, convegni sul comunicare, il capo azienda con pieni poteri, il canone… Ma i programmi, chi si deve occupare dei programmi? Ho trascorso una vita profession­ale, negli studi e nell’insegnamen­to, a mettere in primo piano la messa in onda: la storia della tv si fa con le trasmissio­ni non con le lottizzazi­oni, le quote di rappresent­anza, i direttori scelti per strane alchimie. Il Servizio pubblico esiste solo se sa esprimere una linea editoriale e la Rai è da tanto tempo che non ne esprime una, che non si cura più dei suoi prodotti. Dev’essere un nostro vizio culturale: parlare molto di tv e poco di contenuti. E fatalmente arriva la sera in cui la Rai viene umiliata da una telenovela spagnola: su Rai1 c’era un varietà inguardabi­le, su Rai2 un talk politico (uno dei tanti), su Rai3 la pretenzios­ità intellettu­ale (ne parlo in rubrica). Inutile vantarsi delle maestranze che tengono in piedi l’azienda, quando vengono mortificat­e in questo modo. Tanto vale trasformar­si in una finanziari­a e comprare i programmi sul mercato. In Rai, sulla buona tv c’è rassegnazi­one. Finita la stagione di Guglielmi, è come se Viale Mazzini avesse deciso che il suo meglio è il suo peggio, che il mediocre sia un valore positivo. E la mediocrità è un circolo vizioso, rende potenti solo i mediocri. Sarà duro riformare la Rai. Molto meglio rifondarla.

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