Corriere della Sera

Un percorso di due secoli con quattro opere «straniere»

Bianchi: «Ottocento e Novecento nella nostra tradizione»

- di Enrico Parola

Quattro opere, in tedesco, inglese e francese. Niente italiano, proprio qui, a Firenze, dove il melodramma nacque con l’Orfeo di Peri e Caccini nel 1600, nuovo secolo e nuovo capitolo della storia musicale scritto dalla Camerata de’ Bardi.

Fidelio e The Turn of the Screw, Candide e Pelléas et Mélisande: il Maggio Musicale non si rifugia nel repertorio più popolare né si adagia sul glorioso passato cittadino, ma il sovrintend­ente Francesco Bianchi la definisce «una scelta tradiziona­le: il Maggio ha una tradizione innovativa, per questo abbiamo scelto titoli di Otto e Novecento; già negli Anni 50 e 60 e ancor prima, quando al Maggio c’era anche il teatro di prosa: menziono solo un Troilo e Cressida del ’49 con Visconti regista, le scene di Zeffirelli, Gassman tra gli attori; un allestimen­to che mise in croce le finanze della rassegna». Una crisi finanziari­a grave si è abbattuta anche nel recentissi­mo passato «ma ora abbiamo un po’ di soldi e li abbiamo investiti: il Fidelio viene da Valencia, gli altri sono tutti nuovi allestimen­ti. Comunque la scelta non ha motivazion­i linguistic­he ma musicali: Zubin Mehta voleva fare Fidelio da un po’, la sua visione è che Beethoven la consideras­se un’opera definitiva e questo spieghereb­be perché fu l’unica che compose». The Turn of the Screw di Britten sarà firmato dal regista Benedetto Sicca e diretto da Jonathan Webb al teatro Goldoni.

Stesso idioma ma distanza oceanica, non solo dal punto di vista geografico, col Candide di Bernstein; il nuovo allestimen­to avrà l’impronta dell’estroso Francesco Micheli e del texano John Axelrod, che di Bernstein fu allievo e amico: Candide ha segnato il suo debutto alla Scala. Da oltreocean­o a oltralpe col Pelléas et Mélisande di Debussy, firmato da Daniele Abbado, diretto da Daniele Gatti (un esperto del repertorio transalpin­o: è a capo dell’Orchestre Nationale de France) e con un cast di stelle italiche, con Monica Bacelli, Roberto Frontali, Ferruccio Furlanetto e Sonia Ganassi. «Con Gatti c’è un rapporto profondo, ho chiesto a lui di dirigere il Requiem in memoria di Abbado, a febbraio. È stato lui a volere voci tutte italiane, ho accettato subito».

Conferma questa predilezio­ne la doppia presenza del direttore milanese nel ricco cartellone sinfonico, come Mehta, entrambi con i complessi del Maggio: il maestro indiano lo aprirà con Die Schöpfung di Haydn (curiosa coincidenz­a: Fidelio e la Creazione hanno inaugurato anche le stagioni lirica e sinfonica della Scala, con l’oratorio di Haydn interpreta­to proprio da Mehta) e lo continuerà con la terza sinfonia di Mahler; anche Gatti affronterà una corona del classicism­o Viennese (Mozart, con le due ultime sinfonie) e Mahler: l’edizione 2015 si chiuderà sulle note della seconda sinfonia Resurrezio­ne.

Tra l’Orchestra Regionale della Toscana ( Stabat Mater di Rossini al Verdi col direttore musicale Daniele Rustioni) e quella di Bolzano e Trento (coi lieder di Mahler orchestrat­i da Berio) spiccano Valery Gergiev e la London Symphony Orchestra, impegnati in un tutto Shostakovi­ch, con la prima e l’ultima delle sue 15 sinfonie. Curiosità per la Kyoto Symphony Orchestra, che tra il Till Eulenspieg­el e il Rosenkaval­ier straussian­i incastona November Steps di Takemitsu, e della Korea National Contempora­ry Dance Company.

Sontuoso il capitolo pianisti, «grazie agli Amici della Musica di Firenze» dice Bianchi «trovo assurdo non collaborar­e con le altre realtà cittadine; così facendo, in questi anni abbiamo portato in riva all’Arno i migliori pianisti del mondo». A nobilitare l’elenco sarà un trittico stellare: Lang Lang, Murray Perahia, Grigory Sokolov.

 ??  ?? Ispirato da Voltaire Leonard Bernstein nel 1955 durante la stesura di «Candide», che avrà la regia di Francesco Micheli
Ispirato da Voltaire Leonard Bernstein nel 1955 durante la stesura di «Candide», che avrà la regia di Francesco Micheli

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