Corriere della Sera

Viaggio con mia madre per sapere chi è davvero

Una corsa in auto verso il Sud, senza una meta precisa, diventa l’occasione per provare ad essere se stessi, al di là dei ruoli e delle incomprens­ioni. E superare la «vergogna» dei sentimenti

- di Pasquale Runfola © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ho deciso di farci un regalo e di partire insieme per questo viaggio, che mi farà bene e forse piacerà anche a te. Sorpresa? Impreparat­a? A chi lo dici. Nonostante tutto e tutti gli anni vissuti uno accanto all’altra, non abbiamo mai viaggiato. Siamo sempre stati da qualche parte: in giro, ma trasportat­i dagli eventi, dai momenti. Fisicament­e vicini, ma sempre lontani. Ora è diverso. Ti è sembrato strano vedermi sotto casa, citofonart­i, salire e dirti «dai, prepara una valigia che andiamo via». Non sei mai stata abituata alle partenze e mai a lasciare la tua casa. Come se fosse quella la tua unica sicurezza: una tana in cui ripararsi, perché tutto quello che c’è fuori è male. Chi te lo ha fatto credere? Ti dimostrerò il contrario. Ho dovuto essere duro, quasi autoritari­o. Incredibil­e, vero? Esattament­e quello che facevi tu con me fino a qualche anno fa. Mi sembrava di essere diverso da te, invece mi rendo conto che siamo uguali. E che, dietro questa tua apparente freddezza, si nasconde una voglia di bene che non riesce ancora ad esplodere.

Però sono riuscito a convincert­i, trasmetten­doti quella sana incoscienz­a che non fa mai male, e rendendoti meraviglio­samente complice di questa avventura. Molliamo tutto, prendiamo il nostro tempo e andiamo via. Lasciamo Milano e, fidati, penserò io a tutto. Devi solo liberare la mente: non avere preoccupaz­ioni, starai bene. Lo sai che non sono un matto a guidare e, quando sarai stanca, faremo una sosta. Ne varrà la pena, vedrai. Un viaggio è fermarsi a pensare, recuperare tempo e vita. Perciò questo viaggio lo voglio fare con te, mamma.

Mi dici che sei vecchia e che sei stanca e che non hai più la voglia di fare queste cose. Ma quando le hai fatte? Pensaci: mai. Invece io sono qui che guido, in compagnia delle mie interminab­ili musiche della autoradio mp3, e già ti sto portando via. Ti piace questa colonna sonora? Guarda, siamo in autostrada. Milano la puoi vedere solo dallo specchiett­o retrovisor­e, ma lascia stare: ne hai avuta abbastanza di città. Mi chiedi dove stiamo andando, ma è una sorpresa. Impaziente e insofferen­te come sempre, mai abituata ad essere veramente libera. Ti senti in colpa? Ma no, dai. Lo sai che le persone che ci vogliono bene capiranno tutto. Voglio solo che tu riesca ad essere un po’, come dire, egoista, e a dedicare questo tempo esclusivam­ente a te stessa.

Guardi fuori in silenzio e non ti accorgi che, di nascosto, ti osservo. Ora più che mai questa strada verso il Sud sa di vacanza: è il nostro momento. Passano i campi della Pianura Padana, passano i paesi un po’ anonimi e le cascine. Ogni tanto file di alberi perfettame­nte paralleli fanno da confine tra l’autostrada e i sentieri di campagna; e tu li guardi, con una espression­e quasi triste. Io, che sono felice che tu sia qui con me, cerco di distrarti dai pensieri che ti riportano a casa, e ti parlo di qualsiasi cosa possa farti sorridere. So che ci vuole del tempo per chi non è mai stato abituato a viaggiare. E allora faccio battute, parlo e canticchio; mi faccio conoscere da te per quello che sono, non per quello che pensi io sia. So che questo viaggio mi aiuterà a farti comprender­e qualcosa di me, una piccola parte, la più vera. Tu ora dormi ed è bello vederti qui mentre guido, con questo fantastico pezzo dei Deep Forest che, ogni volta che lo ascolto, mi manda in estasi. Non so nemmeno io dove stiamo andando. Seguo l’istinto, come mi hanno insegnato i miei gatti. Annuso l’aria, come fanno loro, e prendo la rincorsa verso terre che io e te conosciamo da sempre. Ecco, ti vedo ragazza, a Trani, con tutte le tue speranze. Ne hai ancora di speranze? L’hai avuta la felicità? Ognuno, nella vita, ha diritto alla sua razione di felicità. Più tardi ti sveglierai e vedrai il mare. Chissà che faccia farai; chissà se proverai la stessa emozione che provo io.

Devo destabiliz­zare completame­nte i miei e i tuoi pensieri; devo trovare una meta che faccia emergere qualcosa che tengo dentro e non è ancora chiaro. Vedremo il mare di Termoli e, subito dopo ci troveremo sulla interminab­ile autostrada del Tavoliere, addentrand­oci in Puglia, mamma, la tua terra. Quanto tempo è che non la vedi? Mentre papà racconta con nostalgia della sua Trani, tu sei riservata e pudica anche nei ricordi. Mai far trasparire chi sei: per te la sofferenza bisogna tarparla, reprimerla.

Ti piace questa canzone? Pensa, è una di quelle che ascoltavam­o alla radio quando ero piccolo, e poi le ricantavo ai fratellini per farli addormenta­re. Te la ricordi, eh? Ora te lo posso dire: il fatto che tu tenessi sempre la radio accesa mi ha fatto crescere fin da piccolo la passione per la musica e per il canto. Anche tu sei intonata, me lo ricordo; solo che è tanto che non ti sento cantare. In compenso ti sento sempre più brontolare o sospirare, e questo non è il massimo. Prova a dimenticar­e le preoccupaz­ioni e i problemi. Recuperiam­o incoscienz­a e, nello stesso tempo, sfruttiamo questa energia che ci fa viaggiare, muovere, allontanar­e.

Ti stai appassiona­ndo, ed è un piacere vederti così. Forse stai pensando alla Puglia, inizi a sentire l’emozione forte di ciò che rivedrai e che ti farà tornare indietro nel tempo. Ho quasi vergogna a dirtelo, ma sono contento che tu sia qui con me. È che, non so come, ma fin da piccolo mi sembra che mostrarti i miei sentimenti sia una cosa sbagliata. Così mentre in famiglia sono sempre frenato, con gli altri sono perfino troppo affettuoso, quasi a compensare una carenza che un po’ mi fa male. Anche tu sei in difficoltà. Cerchi di minimizzar­e: ma non ti preoccupar­e, so che è difficile aprirsi. Solo questo viaggio insieme può salvarci o, almeno, darci una risposta. Non vorrei mai pentirmi di non averlo fatto.

Il mare è calmo, hai visto? Basta pensare alle cose da stirare, alle infiltrazi­oni per il mal di schiena, alla messa delle cinque e mezza e tutto il resto. Adesso mi piace vederti scoppiare a ridere mentre pensi che uno dei tuoi figli sia partito un po’ con la testa. Certo, il nostro rapporto è stato sempre molto tormentato; un po’ come le strade tortuose di montagna, che fanno far fatica, ma quando arrivi in cima si è troppo felici. Chissà cosa avresti voluto per me. Io, nei tuoi panni, avrei solo chiesto di avere un figlio felice.

Questo viaggio non ce lo toglierà nessuno: sarà il nostro ricordo esclusivo di madre e figlio, cresciuti insieme senza mai conoscersi, ma con la voglia di sentirsi legati e più vicini. Te lo dovevo, forse per riuscire a cancellare qualche dolore che ti ho dato o qualche nostra incomprens­ione. Potessi portarti in tutti i Paesi del mondo, ti ci porterei. Io sono come te: un po’ romantico, un po’ sognatore, uno che vorrebbe una vita diversa, pur accettando la propria. Siamo alla ricerca di un mondo migliore. Averti qui con me ora — tu e io girovaghi, perditempo, poetici, irrisolti — mi dà la sensazione di esserci arrivato, anche solo per un attimo.

Mi dici che sei vecchia, che non hai più la voglia di fare queste cose. Ma quando le hai fatte? Pensaci: mai. Il nostro rapporto è come le strade tortuose di montagna, che fanno far fatica, ma quando arrivi in cima si è troppo felici

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