Migliaia in Nepal sotto le macerie
Distrutto il centro della capitale Kathmandu: crolla la torre simbolo, patrimonio dell’Unesco
Era l’ora di pranzo, in Nepal, quando la terra ha tremato da Kathmandu fino all’Everest. Sbriciolata la città vecchia, migliaia le vittime. Si cercano feriti sotto le macerie (nella foto i soccorsi a un uomo ancora vivo).
«Mio padre, Bagsing Talal, è morto sotto le macerie. Aveva 67 anni. Il mio villaggio è morto, ho perso tutto. La maggior parte delle persone qui nei villaggi era in casa a quell’ora, per il pranzo o per il tè. Ora abbiamo bisogno di aiuto: non abbiamo elettricità, non abbiamo cibo, ci servono tende, coperte, vestiti. Non so cosa ne sarà di noi».
Santama, guida turistica, Kathmandu
«Stavo facendo il bagno quando tutto ha cominciato a tremare. Volevo uscire, ma la porta era bloccata. Poi mia moglie, sia ringraziato Dio, è riuscita a tirarmi fuori».
Subarna Khadka, 44 anni, New Baneshwor
«Ero a tavola con i miei genitori al piano terra. Le scosse erano così forti che non riuscivo ad alzarmi. Il frigorifero e la televisione volavano. Sono riuscito a portar fuori mio padre e un vicino anziano, poi sono tornato a prendere mia madre. Sembrava di essere su una barca con il mare in tempesta».
Kanak Mani Dixit, commentatore politico
«La torre Dharahara era un simbolo. Costruita nel 1832 per volontà di una regina, era alta oltre 60 metri. Ci andavo sempre: ero là ieri e l’altro ieri. La scorsa notte dal balcone la guardavo. Era la gioia dei turisti e dei bambini. Oggi sono corso là, e non c’era più. C’erano almeno 80 corpi senza vita tirati fuori dalle macerie».
Kashish Das Shrestha, fotografo e scrittore
«Eravamo alla Khumbu Icefall quando l’Everest ha tremato, siamo corsi giù. La valanga ha spazzato via molte tende. Secondo i nostri sherpa molta gente è rimasta sotto. Stiamo prestando soccorso a un compagno che ha le gambe spezzate per la valanga. Molti feriti. Chi può scende a quote più basse, via dal campo base». Carsten Pedersen, uno dei mille alpinisti
nella zona dell’Everest
«Ero in pullman nella cittadina di Melamchi. Un masso gigantesco è caduto a venti metri da noi. Tutt’intorno, non una casa era rimasta in piedi».
Jenny Adhikari, svedese residente in Nepal
Subito dopo la prima scossa, si è alzato un muro di polvere alto almeno 60 metri».
Chris Decker, funzionario Onu
«Ho sentito di persone ferite che sono state portate all’ospedale e che inizialmente non hanno trovato nessuno che le curasse. Anche i medici erano scappati».
Yubaraj Ghimire, capo dell’Annapurna Post
«Io e i miei fratellini eravamo al terzo piano. Ci siamo nascosti sotto il tavolo fino a quando la casa ha smesso di oscillare. Nessuno è rimasto ferito. Neanche Ryan, che ha 12 anni, ha pianto. Passeremo la notte qui fuori, in questo spazio dove era prevista una lezione di yoga. Niente yoga, chissà per quanto».
Ragan Karki, 16 anni, Kathmandu
All’ospedale I primi feriti sono arrivati in ospedale e non hanno trovato assistenza. Anche i medici terrorizzati hanno cercato la salvezza nelle strade