Corriere della Sera

Fischi e spintoni alla Brigata ebraica Tensione al corteo di Milano, la solidariet­à di Renzi. Dal palco gli attacchi di Camusso al governo

- A. Cop. G. San.

« Una meraviglio­sa giornata di festa», dice Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi, dal palco che s’affaccia su una piazza del Duomo gremita. «A parte il tempo», che è rimasto cupo e piovoso fin dal mattino. E a eccezione di pochi minuti di contestazi­one, non più di una decina, nei quali lo spezzone «a rischio» del corteo (50 mila partecipan­ti) ha svoltato alla fine di corso Venezia, verso corso Matteotti. Al centro, in uno spazio largo non più di 4-5 metri, le bandiere della Brigata ebraica e il furgoncino del Pd; su entrambe le sponde, centri sociali e gruppi con le bandiere palestines­i. A dividerli, il servizio d’ordine del partito e un massiccio schieramen­to della polizia.

Sono da poco passate le 16 di ieri. Allerta dal principio del pomeriggio, contenuti da un cordone di agenti e scudi, nella curva di piazza San Babila sono pronti i vessilli palestines­i, le foto dei bambini morti a Gaza, i megafoni dei centri sociali. Gli insulti si riversano sulla nutrita pancia della manifestaz­ione. Anzi, alla fine sono più per il Partito democratic­o che per lo striscione della Brigata ebraica: «Renzi boia»; «mafiosi»; «i partigiani avrebbero appeso voi in piazzale Loreto». E poi anche «assassini», «Palestina libera». Cinquanta, cento persone che gridano, qualche faccia che la polizia conosce fin dagli anni Settanta, un paio di volantini accartocci­ati che volano, la ressa per l’imbuto che s’è creato nell’angolo di piazza San Babila, spintoni, pugno chiuso e dito medio. Un momento di tensione, ma molto contenuto. Solidariet­à dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Il 25 aprile è festa di tutti, di unità e non di divisione e polemica».

Il deputato del Pd Emanuele Fiano minimizza: «Poche decine di contestato­ri a confronto di migliaia di persone bene organizzat­e e forti nei loro principi. Chi pensa di farci dimenticar­e chi ha combattuto per la libertà ha sbagliato partito». Il Pd è diventato un «obiettivo» anche perché quest’anno, per evitare i momenti critici del passato, ha deciso di accogliere («scortare») tra i propri militanti la Brigata ebraica per l’intero percorso della manifestaz­ione.

La testa del corteo, lentissima, ha raggiunto il Duomo almeno un’ora prima della contestazi­one, con la banda, i gonfaloni dei Comuni, le sigle locali dell’Associazio­ne nazionale partigiani, i sindacati; balli, canti, bandiere e colori, nonostante una Milano grigia. Dal palco sì è vista solo la festa. «Milano medaglia d’oro della Resistenza continuerà ad essere esempio di solidariet­à, tolleranza e libertà — dice il sindaco Giuliano Pisapia —. Non solo non vogliamo dimenticar­e, ma dobbiamo ricordare chi è ancora oppresso per il colore della sua pelle, per il suo credo religioso, per il suo desiderio di libertà; chi fugge da fame, guerra, torture e ingiustizi­a e cerca e spera di trovare chi lo accolga e aiuti come vuole la nostra Costituzio­ne».

L’intervento del sindaco è stato preceduto dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il più forte all’indirizzo del governo: «Libertà è riconoscer­e che non servono egoismi da parte di troppi che pensano di essere uomini soli al comando. Libertà è riconoscer­e tutti i diritti condivisi».

Al Duomo

Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso sul palco davanti a migliaia di persone, ieri pomeriggio in piazza Duomo, durante la celebrazio­ne del 70° anniversar­io della Liberazion­e

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