Esplosione per la fuga di gas Un morto, 2 feriti
il giovane ha appoggiato il cartone della pizza su un tavolino e ha richiuso la porta alle sue spalle.
Roberta non ha il tempo di urlare: lui la butta sul divano, si getta sopra di lei, le strappa i vestiti. Inizia a toccarla e a spogliarsi. Lei non grida. Neppure quando il giovane nordafricano si ricompone, prende quaranta euro che trova nel portafoglio ed esce di casa. Da quel momento in poi la donna dice di non essere neppure riuscita a dare l’allarme. Lo farà alle sette di mattina del giorno dopo quando manda un sms ad un’amica: «Mi hanno violentata». Quando l’amica arriva sotto casa Roberta è davanti alla pizzeria, sta cercando di ritrovare quel ragazzo. Lo vede per un attimo nel locale, il pizzaiolo dice però di non sapere il suo nome: «Io prendo la gente per lavorare, non so come si chiama». Interrogato venerdì pomeriggio dalla polizia, però, darà molti più dettagli. Ma quel giovane ancora non si trova.
Il racconto della vittima è al vaglio degli esperti di abusi sessuali della polizia. Il caso è delicato. Gli inquirenti hanno ascoltato anche l’amica, hanno verificato le telefonate fatte alla pizzeria e anche una chiamata, arrivata dallo stesso locale al telefono di Roberta qualche ora dopo la violenza. Telefonata alla quale la 41enne non ha risposto. Alla clinica Mangiagalli i medici hanno repertato i vestiti — un pigiama simile a una tuta — indossato al momento della violenza. Ci sarebbero tracce organiche, ma saranno fatte altre analisi. «È terrorizzata, non riesce a uscire di casa. Ha paura che quel ragazzo possa tornare, che qualcuno voglia costringerla a ritirare la denuncia», racconta chi le sta vicino.
Già giovedì pomeriggio dopo gli esami alla Mangiagalli, Roberta era stata avvicinata in un bar sotto casa dal proprietario della pizzeria e da un «cugino» del violentatore: «Vediamo se possiamo sistemare quello che è successo». Lei era scappata via, in lacrime.