Le ipotesi
La mancanza di una rivendicazione per l’ordigno rinvenuto su un Frecciargento porta gli investigatori a indagare a 360 gradi
Secondo gli inquirenti, coordinati dal pm di Bolzano Andrea Sacchetti, la pista più accreditata è quella legata agli anarchici No Tav
Un nastro bianco e rosso a bloccare il binario e due cartelli: «Esplode».È questa la scena che si è presentata all’alba di ieri al macchinista del Frecciargento, alla stazione di Bolzano. Notato il finestrino rotto della cabina di comando del treno, ha dato l’allarme. Sul posto sono arrivati di lì a poco gli agenti della Polfer, della Digos e gli artificieri della questura di Bolzano. All’interno della cabina hanno trovato un ordigno composto da sei molotov, rimaste inesplose. Dunque, un attentato incendiario non riuscito che rappresenta comunque un fatto inquietante. Il pm Andrea Sacchetti, che coordina l’indagine, non esclude alcuna pista anche se quella dell’ala anarchica del movimento No Tav sembra la più accreditata.
L’ordigno era composto da due sacchi di rifiuti contenenti cinque bottiglie di plastica da un litro e mezzo piene di benzina e una sesta bottiglia con benzina, diavolina e fiammiferi. Alcune stelle filanti luminose, che di solito si usano sugli alberi di Natale, dovevano servire da miccia. Solo per un caso l’innesco non ha funzionato. La fiamma delle stelle filanti luminose si è infatti spenta prima di raggiungere il mix esplosivo.
In assenza di rivendicazioni si indaga a 360 gradi. Forse la data del 25 aprile non è stata scelta a caso, anche se la pista No Tav è la più accreditata per il fatto che l’obiettivo è stato un treno ad alta velocità. Si tratta del primo attentato di matrice anarchica in Alto Adige.