Corriere della Sera

L’aereo da Malpensa fuori pista in fiamme Atterraggi­o d’emergenza a Istanbul. Illesi i 97 passeggeri e l’equipaggio

- L. Ber.

«Scusi avvocato, perché sono ancora in carcere?». Dieci mesi dietro le sbarre, cinque giudici che gli hanno negato la scarcerazi­one, 60 mila pagine di inchiesta, e Massimo Bossetti non ha cambiato di una virgola la sua verità. Il carpentier­e di Mapello imputato dell’omicidio di Yara Gambirasio domani affronterà l’udienza preliminar­e. Ci sarà — secondo piano del tribunale blindato — e potrebbe rilasciare dichiarazi­oni spontanee. La battaglia giudiziari­a vera sarà però a dibattimen­to, senza sconti di pena, dove l’imputato vuole difendersi «a costo di rischiare l’ergastolo».

L’ultimo suo contatto con il mondo esterno è di venerdì. Al mattino ha incontrato il suo difensore Claudio Salvagni (di recente affiancato da Paolo Camporini)

La foto di un aereo con gli scivoli d’emergenza sul prato, un vigile del fuoco che sta aiutando una persona, un passeggero ricoperto di schiuma bianca che si allontana. «Oggi non era il mio giorno», commenta quell’immagine — sul suo profilo Instagram — il giornalist­a Andrea Fin. È uno dei 97 passeggeri (di cui una ventina di italiani) del volo 1878 della Turkish Airlines, partito ieri mattina alle 7 da Malpensa e atterrato — con il motore destro in fiamme — allo scalo «Atatürk» di Istanbul due ore e quarantuno minuti dopo.

Il jet, un Airbus A320-232 operativo da ottobre 2006, ha tentato l’atterraggi­o alle 10.23 ora locale (le 9.23 in Italia), ma senza successo. «Il velivolo ha toccato il suolo in modo brusco — spiegano alcuni testimoni — poi abbiamo sentito un botto». A quel punto è risalito, girando sopra il Bosforo per una ventina di minuti. Quindi è sceso di nuovo, toccando terra con violenza — forse per un carrello rotto —, finendo fuori pista.

Andrea Fin è seduto nella fila L’accusa Letizia Ruggeri è la pm di Bergamo titolare dell’indagine La difesa Claudio Salvagni, di Como, è l’avvocato di Bossetti 13, sedile A e finestrino che dà sull’ala sinistra. «Il pilota continuava a girare intorno all’aeroporto, si sentivano turbolenze», ricorda lui, poi ripartito — sempre in aereo — per Antalya.

«Abbiamo temuto il peggio», confessano i passeggeri, tutti illesi. «Scampato ad un incidente in atterraggi­o. Ora relax», twitta Iarno Castellani. A bordo viaggia con altri due e al pomeriggio la moglie Marita con i tre figli. Nessuna visita invece ieri, anche se sabato è giorno di colloqui, perché proprio questa settimana era festivo. «C’è il tuo Dna e questo è ritenuto sufficient­e per tenerti qui», la risposta dell’avvocato alla domanda di Bossetti sul carcere. «Non è il mio, non è possibile», il mantra del carpentier­e. Poche parole sull’udienza: «Ci siamo salutati con un abbraccio ed è scoppiato a piangere quando mi ha detto che nel pomeriggio sarebbero arrivati i figli — è l’ultima immagine del difensore —. Alterna fasi di lucidità ad altre di grande apprension­e. Continua a credere nella giustizia, vive il processo come una liberazion­e perché spera di poter dimostrare la sua innocenza».

Bossetti dovrà però vedersela connaziona­li, Fabio Zanellati e Giulia Cucchetti. «Sono vivo dopo trenta minuti di panico», scrive Zanellati su Facebook. «Il volo è stato regolare e tranquillo fino a pochi secondi prima dell’atterraggi­o — continua —. L’impatto è stato violento e in quel momento si sono aperte le cassette con le maschere di ossigeno. Si è sentito odore di fumo in cabina e i passeggeri

Paura L’atterraggi­o di emergenza del jet allo scalo di Istanbul con l’inchiesta dei grandi numeri racchiusa dal pm Letizia Ruggeri in 59 faldoni: 10 mila pagine solo su di lui, 21 mila prelievi del Dna, 14 mila test, 120 mila contatti telefonici sotto la lente. Uno sforzo investigat­ivo senza pari. Polizia e carabinier­i hanno pure ricostruit­o fino al 1719 l’albero genealogic­o dell’autista (morto) ritenuto il padre naturale di Bossetti. Hanno recuperato in Marocco un telefonino venduto dall’imputato e hanno trovato Damiana, la vera fidanzatin­a di un rumeno che secondo una testimone della difesa diceva di avere un’amichetta di nome Yara, a Bergamo.

L’accusa ha raccolto una mole di indizi che ritiene cementino il pilastro del Dna: quello di Bossetti è sugli slip e sui leggings della vittima, in corrispon- del lato destro vedevano fumo e danni evidenti sull’ala » . «Non vi dico che paura sul momento», aggiunge Giulia Cucchetti.

Prima del secondo tentativo a tutti viene chiesto di piegarsi in avanti e mettere la testa tra le gambe. È lo stesso messaggio — prima in turco, poi in inglese — mostrato sugli schermi di ogni volo della Turkish. Alle 10.41 l’aereo tocca l’asfalto della pista 35L. Ma finisce fuori a causa del carrello danneggiat­o.

Il traffico nello scalo va in tilt per ore. Diversi voli vengono dirottati al «Sabiha Gökçen», l’altro aeroporto della città. In parallelo viene aperta un’inchiesta per chiarire la dinamica esatta.

L’A320 era arrivato a Malpensa — da Istanbul — la sera prima alle 22.45. Ieri è ripartito per l’«Atatürk». Dopo il decollo è passato sopra Monza, Mantova, Rovigo. Poi ha sorvolato i Balcani. Un volo tranquillo per quasi tutto il tragitto. Fino al brivido finale. Compatibil­e anche in questo caso con l’orario della scomparsa di Yara è la presenza del telefonino di Bossetti nella zona della palestra di Brembate. L’indagato si è sempre difeso ammettendo di essere passato in zona, ma per andare dal commercial­ista Interrogat­o più volte, Bossetti ha dato versioni differenti sui suoi spostament­i il 26 novembre del 2010. Di sicuro ha lasciato nel pomeriggio il cantiere in cui lavorava (circostanz­a all’inizio negata), poi ha detto di essere stato da un meccanico

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy