Corriere della Sera

Scuola, caos sulla riforma Giannini: «Contro di me usati metodi squadristi»

Il ministro contestato. Verso lo sciopero del 5 maggio

- Claudia Voltattorn­i cvoltattor­ni@corriere.it

Paura? «No, non ho avuto paura, anzi. Ma mentre ascoltavo accuse che per me erano e restano fuori dalla realtà, pensavo con dispiacere ai militanti del Pd che volevano assistere al dibattito per capire e magari anche criticare».

Il giorno dopo la contestazi­one da parte di studenti e prof dei Cobas alla Festa dell’Unità a Bologna, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini torna sull’accaduto. Loro urlavano e rumoreggia­vano con pentole e coperchi, lei alla fine ha dovuto lasciare il tendone alla Montagnola senza riuscire a pronunciar­e una parola. «Metodi squadristi» dice. «Ci hanno negato un confronto utile». Ma non è preoccupat­a, perché «questi contestato­ri non rappresent­ano di certo la scuola italiana, questa non è la scuola che conosco».

Ma il mondo della scuola è in subbuglio, inutile negarlo. Professori, precari e non, ma anche studenti, bidelli. E presidi. Giovedì sera migliaia di prof hanno improvvisa­to flashmob in tutta Italia vestiti a lutto. Venerdì scorso in diecimila erano a Roma. Il 5 maggio ne sono attesi migliaia a Milano, Roma, Palermo, Bari, Catania, Cagliari. E quel giorno si fermerà tutta la scuola, la prima volta con i sindacati tutti uniti dal 2008: Flc Cgil, Cils Scuola, UIl Scuola, Snals, Gilda. Perché il disegno di legge della Buona scuola va avanti e la preoccupaz­ione — e il senso di incertezza — cresce.

Dalla prossima settimana comincerà l’esame degli oltre 2.400 emendament­i presentati in commission­e Cultura e Istruzione alla Camera. Poi l’11 maggio il testo arriverà in Aula. L’obiettivo del governo è arrivare alla fine di giugno alla sua

Il sottosegre­tario Faraone: «Andiamo avanti determinat­i, se pensano di intimidirc­i hanno perso la ragione»

Festa dell’Unità Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini contestata a Bologna approvazio­ne definitiva. Una corsa contro il tempo per riuscire a far partire la macchina burocratic­a per assumere centomila professori precari e averli in classe dal primo settembre 2015. «Abbiamo calcolato tutto — assicura il sottosegre­tario all’Istruzione Davide Faraone — ce la faremo». Anche il Partito democratic­o ha presentato degli emendament­i. «Abbiamo accolto proposte di modifica — spiega ancora Faraone — e il potere dei presidi, ad esempio, sarà ridimensio­nato: il piano d’offerta formativa sarà deciso dal consiglio d’istituto e non più dal dirigente tre miliardi di euro alla scuola non sono pochi ed è incredibil­e che noi assumiamo 160 mila persone in due anni e i sindacati scioperano contro le assunzioni, a me questa sembra più una protesta per riaffermar­e la titolarità del loro potere che altro, perciò noi andiamo avanti tranquilli e determinat­i, se con le proteste come quelle di Bologna pensano di intimidirc­i hanno perso il lume della ragione».

Ma intanto lo sciopero del 5 maggio impensieri­sce il premier visto che invierà una lettera prima del 5 a tutti gli insegnanti per spiegare (ancora una volta) la sua Buona scuola. «È un ulteriore incentivo allo sciopero, qualcuno si sta già organizzan­do per rimandargl­iela indietro» sorride Mimmo Pantaleo, della Cigl Scuola. E poi spiega che «intorno alla Buona scuola cresce il malcontent­o: docenti, studenti e famiglie si lamentano dell’incertezza più assoluta su tutti i fronti: non c’è un’idea, ma solo imposizion­i dall’alto senza ascoltare né discutere». Il sottosegre­tario non è d’accordo: «Abbiamo ascoltato tutti: ma se i sindacati pensano di contare più di studenti, genitori e insegnanti si sbagliano di grosso, dopo anni in cui comandavan­o, oggi accettino di essere una parte della scuola, accettino il loro ruolo con umiltà, non ci siamo fermati sul Jobs act, non ci fermeremo sulla scuola». Promette Pantaleo: «Se il testo non cambia, lo scontro continuerà, non escludiamo nulla dopo il 5 maggio, ma noi siamo sereni, molto sereni».

Il sindacalis­ta Cgil «Se il testo non cambia lo scontro continuerà. La lettera del premier ai docenti? Gliela rispedirem­o»

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