Corriere della Sera

Quell’orsacchiot­to che attraversa e ci invita al rispetto della natura

- Di Dacia Maraini

talmente straordina­rio trovarsi davanti un orsetto sulla strada asfaltata che pensiamo di essere nel sogno di un bambino innamorato delle fiabe. Eppure l’orso è lì e sembra spaventato. Dov’è la madre? ci viene da chiederci con apprension­e. Potrebbe essere stata uccisa, come è successo di recente. Perché la gente ha paura degli animali rari e appena può, gli spara. Non sa che l’orso marsicano è timido, forastico e non assale l’uomo. Si nutre di frutti, di bacche, di foglie, di miele, e di piccoli animali quando capita: talpe, topi, leprotti. Ma non tocca i grandi animali, tanto meno l’uomo, che considera suo ferale nemico, perché ha ucciso tutti i suoi simili. Abbiamo questa incredibil­e arroganza noi esseri umani: ci crediamo superiori e quindi padroni del mondo e dell’universo intero. Eppure siamo apparsi sul pianeta molto tempo dopo tanti animali che abbiamo sottomesso, imprigiona­to, schiavizza­to e fatto estinguere. Se un animale ci serve, lo curiamo, lo facciamo riprodurre; se non ci serve per risorse immediate, lo lasciamo morire. Senza pensare che la natura è un unicum circolare, e che l’eliminazio­ne delle bestie selvatiche significa l’eliminazio­ne di una parte arcaica e intelligen­te di noi stessi, quella che costituisc­e la memoria piu profonda della specie. L’orso poi è un animale che ha sempre abitato, oltre alle foreste che stanno scomparend­o, le nostre immaginazi­oni infantili. Chi non ha tenuto in braccio un orsacchiot­to di pezza quando era bambino? Vogliamo relegarlo, con crudeltà funebre, soltanto alle pagine dei libri, ai fumetti, ai cartoni animati, sterminand­o gli ultimi rari esemplari viventi? Il rispetto per l’ambiente — pochissimo praticato da noi — significa anche rispetto per gli animali. Basti pensare che stiamo facendo sparire le api, che sono essenziali per l’impollinaz­ione delle piante. Sembra proprio che stiamo facendo di tutto per restare soli, in mezzo a un mare di macchine inutili, di spazzatura e di macerie, dopo esserci messi contro una natura madre che abbiamo resa nemica e ostile matrigna.

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