Quell’orsacchiotto che attraversa e ci invita al rispetto della natura
talmente straordinario trovarsi davanti un orsetto sulla strada asfaltata che pensiamo di essere nel sogno di un bambino innamorato delle fiabe. Eppure l’orso è lì e sembra spaventato. Dov’è la madre? ci viene da chiederci con apprensione. Potrebbe essere stata uccisa, come è successo di recente. Perché la gente ha paura degli animali rari e appena può, gli spara. Non sa che l’orso marsicano è timido, forastico e non assale l’uomo. Si nutre di frutti, di bacche, di foglie, di miele, e di piccoli animali quando capita: talpe, topi, leprotti. Ma non tocca i grandi animali, tanto meno l’uomo, che considera suo ferale nemico, perché ha ucciso tutti i suoi simili. Abbiamo questa incredibile arroganza noi esseri umani: ci crediamo superiori e quindi padroni del mondo e dell’universo intero. Eppure siamo apparsi sul pianeta molto tempo dopo tanti animali che abbiamo sottomesso, imprigionato, schiavizzato e fatto estinguere. Se un animale ci serve, lo curiamo, lo facciamo riprodurre; se non ci serve per risorse immediate, lo lasciamo morire. Senza pensare che la natura è un unicum circolare, e che l’eliminazione delle bestie selvatiche significa l’eliminazione di una parte arcaica e intelligente di noi stessi, quella che costituisce la memoria piu profonda della specie. L’orso poi è un animale che ha sempre abitato, oltre alle foreste che stanno scomparendo, le nostre immaginazioni infantili. Chi non ha tenuto in braccio un orsacchiotto di pezza quando era bambino? Vogliamo relegarlo, con crudeltà funebre, soltanto alle pagine dei libri, ai fumetti, ai cartoni animati, sterminando gli ultimi rari esemplari viventi? Il rispetto per l’ambiente — pochissimo praticato da noi — significa anche rispetto per gli animali. Basti pensare che stiamo facendo sparire le api, che sono essenziali per l’impollinazione delle piante. Sembra proprio che stiamo facendo di tutto per restare soli, in mezzo a un mare di macchine inutili, di spazzatura e di macerie, dopo esserci messi contro una natura madre che abbiamo resa nemica e ostile matrigna.