Corriere della Sera

GIARDINI INCANTATI NELLA CITTÀ DEI E DELL’ARTE ALLE RADICI DI UNA DENTRO UNA CAMERA CON

Nel parco delle Cascine la mostra spettacolo che si richiama alle grandi rassegne floreali tra ‘800 e ‘900. Il connubio di natura e artificio nato con la famiglia dei Medici affascinò e stranieri FIORI PASSIONE VISTA

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aprile al 11 maggio riprende la tradizione), occasioni mondane assai amate dall’aristocraz­ia, e a cui davano il solenne patrocinio i Savoia: un po’ per risarcire la città della sua troppo breve stagione di capitale (1865-1871) e un po’ per la nostalgia del soggiorno in palazzi e ville gloriose.

Ancora oggi, a Palazzo Pitti e alla Villa della Pietraia, si possono visitare gli appartamen­ti di Vittorio Emanuele II e della moglie, la Bella Rosina. Firenze, del resto, all’epoca dei Medici, dal Granduca Cosimo I in poi, aveva inventato una nuova arte dei giardini, il Giardino all’italiana, al cui disegno collaborav­ano i migliori artisti (e FloraFiren­ze gli dedica una giornata di studi il 9 maggio).

Un modello presto esportato in tutta Europa. Siepi, labirinti, fontane, le aiole per i fiori e gli alberi d’alto fusto per l’ombra, il tutto punteggiat­o da statue di Amarcord In basso, una foto del Parco «Le Cascine» di Firenze del periodo a cavallo tra Otto e Novecento personaggi mitologici o di animali. Lo scopo era quello di dar piacere ai sensi e nutrimento al pensiero. Il Giardino di Boboli è un po’ l’apoteosi di questo connubio fra natura e artificio.

Ma ci sono poi i giardini delle ville medicee ( splendido quello della Petraia, con i gigantesch­i limoni). E quello di Pratolino, distrutto, che era il Parco delle meraviglie dove si era ricreata la natura selvatica.

Insomma, un passato illustre che in qualche modo le esposizion­i d’arte e di botanica cercavano di emulare, di far rivivere. Accontenta­ndo l’interesse per piante esotiche e rare che i nobili visitatori volentieri avrebbero piantato nei loro parchi. Sappiamo che tra i dipinti esposti c’erano quadri di Fattori e di Telemaco Signorini (FloraFiren­ze invece punta sulla Land Art, affidandon­e la cura al grande svizzero Peter Hess).

Anche nel Novecento questi appuntamen­ti vennero ripetuti. Almeno fino al 1931, ormai a ridosso della costruzion­e della Nuova Stazione di Michelucci, capolavoro del modernismo, che di fatto chiudeva per un po’ con le nostalgie del Rinascimen­to e del bel tempo andato. Eppure, a dispetto di questa rivoluzion­e del gusto, Arte&Fiori (e inevitabil­mente Amore) sono duri a morire.

Ce lo testimonia­no le canzoni degli anni Trenta e Quaranta, dove le ragazze sono Madonne, l’innamorato che canta è un menestrell­o, l’Arno è d’argento e «tutta Firenze è una veranda in fiore». Ci si ama all’ombra del Campanile di Giotto, mentre «intorno c’è tanta poesia » e dietro i « balconi adornati di pampini e glicini in fiore» resta sveglia una Madonna bruna.

I prati delle Cascine sono in fiore, perché «Madonne e fiori tentaste il genio di un gran pittor». Questo repertorio cantato da Carlo Buti, Tajoli, Villa, Narciso Parigi, oggi forse non si ascolta più. A suo modo però popolarizz­ava l’unione Botanica & Arte che oggi si vuole far risorgere con la grande esposizion­e delle Cascine.

E non sarebbe male se oggi come musica di richiamo, tipo classico jingle, si tornasse ad ascoltare le parole «È primavera, svegliatev­i bambine, alle Cascine messer Aprile fa il rubacuor».

La storia

Il giardino all’italiana nasce a Firenze nell’epoca dei Medici, dal Granduca Cosimo I in poi. Al disegno collaborav­ano diversi artisti

I giardini di Boboli ( nella foto a destra un dettaglio della lunetta di Giusto Utens del 1599) sono stati edificati a partire dal XV secolo

Nell’800 si cominciano a organizzar­e esposizion­i destinate a celebrare la città dei fiori e degli artisti

Filiazione dell’Accademia dei Georgofili, la Società toscana di Orticoltur­a cominciò i suoi lavori nel giardino omonimo

La prima Floralie venne inaugurata a Firenze nel 1887

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