Corriere della Sera

Non snobbiamo le piante urbane I parchi? Un deterrente al male

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specie vegetali note, insomma non sono quel deserto di biodiversi­tà che siamo soliti pensare. La varietà vegetale sostiene quella delle specie animali e offre agli abitanti umani servizi insostitui­bili. Le piante contrastan­o il fenomeno delle isole di calore che ci fa soffocare d’estate. Migliorano la qualità dell’aria, abbassando la concentraz­ione di particolat­i. Riducono lo stress legato al vivere in contesti artificial­i, a cui l’evoluzione non ci ha preparato. Le correlazio­ni evidenziat­e dagli studi scientific­i sono suggestive, eccone alcune. «Più ricca è la vegetazion­e in un’area, minore è l’incidenza di suicidi, reati contro la persona. Nonostante quello che si vede nei film, i parchi sono tra i posti più sicuri», sostiene Mancuso. Nei viali alberati si fanno meno incidenti, perché chi è alla guida si rilassa e rallenta.

E in definitiva gli indici di benessere e felicità dichiarata aumentano quando ci si sposta a vivere in una zona più verde, come ha documentat­o una ricerca su un campione di 10 mila persone per 18 anni. Se ne sono accorte anche le agenzie spaziali: la presenza di piante

Tra i benefici delle piante: migliorano la qualità dell’aria, abbassando la concentraz­ione di particolat­i. Riducono lo stress del vivere in contesti artificial­i aiuta l’equilibrio psicologic­o degli astronauti. Per centinaia di migliaia di anni il verde ha rappresent­ato la vita stessa per i nostri antenati, non c’è da stupirsi se oggi conserva un potere speciale sulla mente. Combina il giallo del sole e il blu dell’ombra e, scriveva Goethe, «in esso il nostro occhio trova un autentico appagament­o».

Quando sfrecciamo in macchina di fianco a interminab­ili file di oleandri, che fioriscono ostinatame­nte nell’ambiente invivibile delle autostrade, magari non ci pensiamo. Ma le piante sono un simbolo di resilienza, sono capaci di adattarsi rapidament­e ai cambiament­i, il loro genoma (enorme in confronto a quello delle specie animali) conferisce loro una plasticità straordina­ria. «Mi piace pensare che siano un modello di modernità», dice Mancuso.

Non sono gerarchich­e: non hanno un centro di comando come il cervello, hanno un’intelligen­za distribuit­a come gli sciami, sono fatte di moduli ripetuti. Facendole a pezzi è possibile propagarle, anziché ucciderle. «Una pianta non è un individuo è una rete», come il web. I giganti delle città sono i tigli e i platani. I piccoli gioielli sono i tarassaci, con i loro fiorellini gialli pronti a farsi sfere lanuginose. Tutti da bambini ci abbiamo soffiato dentro.

Il dibattito L’8 maggio il convegno sulle nuove declinazio­ni del verde negli ambienti urbani

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Il dipinto «Platani, Place des Lices, Saint-Tropez, Opus 242» di Paul Signac, 1893, il quadro si trova al Carnegie Museum of Art presso Pittsburgh, in Pennsylvan­ia

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