UN PIANO AMERICANO PER RICOSTRUIRE L’EUROPA
Spesso parliamo del «Piano Marshall» realizzato nel dopoguerra dagli Stati Uniti. Ma come fu ideato e concepito? A quali Nazioni, oltre l’Italia, furono assegnati gli aiuti e come mai gli americani si sobbarcarono un così ingente piano di aiuti finanziari? Caro Mirra, l piano porta tradizionalmente il nome di un generale, George Marshall, che fu capo di Stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti dal 1939 alla fine del 1945. Quando annunciò al mondo dall’Università di Harvard, il 5 giugno 1947, che l’America avrebbe aiutato le economie europee a risollevarsi dalle drammatiche condizioni in cui erano precipitate durante il conflitto, Marshall era segretario di Stato da meno di sei mesi. Il discorso non definiva l’ammontare degli aiuti, ma era il risultato di riflessioni e discussioni che avevano coinvolto, nelle settimane precedenti, alcuni dei migliori diplomatici ed economisti del momento. All’origine dell’iniziativa vi era il tragico spettacolo di un continente distrutto dalla guerra, afflitto in molti Paesi da un altissimo tasso di disoccupazione, teatro di proteste sociali che avrebbero potuto assumere, da un momento all’altro, proporzioni rivoluzionarie. I timori erano, quindi, anzitutto politici. La crisi, se non fosse stata affrontata rapidamente con misure eccezionali, avrebbe giovato ai partiti comunisti,
Ie in ultima analisi all’Unione Sovietica, già solidamente installata nel 1947 in tutti i Paesi dell’Europa centro-orientale occupati dall’Armata Rossa.
Era evidente che i pianificatori americani ricordavano ciò che era accaduto all’Europa dopo la fine della Grande guerra; e il risultato fu un totale ribaltamento della loro politica. Dopo il primo conflitto mondiale, i vincitori avevano imposto ai Paesi sconfitti il pagamento dei danni di guerra, e l’America, in particolare, aveva preteso che i suoi alleati rimborsassero con gli interessi i prestiti ottenuti dalle banche americane durante il conflitto. Nel 1947, invece, gli Stati Uniti erano pronti a stanziare denaro per tutti i Paesi europei, compresi quelli che avevano combattuto nell’altro campo.
L’offerta era indirizzata anche all’Unione Sovietica e ai Paesi che appartenevano ormai alla sua area d’influenza. Ma l’Urss la respinse e ingiunse ai suoi «protetti» di fare altrettanto. Un caso particolare fu quello della Cecoslovacchia dove il governo, in una prima fase, aveva accettato, ma fu richiamato all’ordine da Mosca. La somma totale degli aiuti forniti (beni in natura, prestiti, denaro a fondo perduto) è stata calcolata con criteri diversi e oscilla, a seconda delle fonti, fra i 13 e i 22 miliardi di dollari dell’inizio degli anni Cinquanta. L’Italia avrebbe ricevuto la somma di 1.204 milioni, grosso modo metà della somma versata alla Francia e un terzo di quella riservata alla Gran Bretagna.